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LIBRO PRIMO 117

loro le castella dei Lazj, e per via di cambio il prigioniero Dagaris1, a cui va debitore l’imperio di molte sconfitte date agli Unni, e del costoro fugamento dalle sue terre: uomo per verità spertissimo in guerra. Così ebbero fine le nimicizie tra Giustiniano e Cosroe2.


CAPO XXIII.

Congiura degli ottimati persiani contro al re. — Strana ventura del fanciulletto Cavado. — Adergudunibade è spento per averlo campato da morte. — Mebode al tripode di ferro innanzi l’ingresso della reggia persiana.

I. Dopo le cose antedette si ordì contro il persiano monarca una congiura il cui tenore prendo qui ad esporre. Cosroe figliuol di Cavado nato con animo gagliardissimo ed inquieto agognava le novità, ponendo ogni studio nel comunicare altrui l’agitazione ed il perturbamento che travagliavangli senza posa il cuore. Quindi è che gli ottimati e savj della nazione venuti a noia del suo governo, deliberarono eleggersi altro re della stirpe di Cavado, accordando in preferenza il favor loro a Bazes3 privo d’un occhio, e per ciò in forza

  1. V. la narrazione della costui prigionia al § 2 del cap. 15.
  2. Di questa pace scrisse Procopio altrove (St. Segr., § 5). «Gran danaro spese (Giustiniano) per istabilire la pace con Cosroe; poi ostinatamente seguendo il suo capriccio, senza alcun motivo ruppe il trattato, con ogni genere d’intrighi e di sforzi fatta alleanza con Alamandaro e cogli Unni, che erano socj e confederati de’ Persiani».
  3. Zames (Cous.), e di esso il N. A. scrisse le cose medesime nel § 3 del cap. 11.