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di fr. di g. martini. | 13 |
mi rimane a dire che questo studio furògli senza dubbio molta parte della sua vita.
Lo lasciammo ad Orvieto nel 1447; questa città dista poche miglia da Montefiascone e da Viterbo, tra le quali sono le rovine dell’antica Perento, ove egli disegnò il teatro (Codice architettonico f.° 72). Da Siena ad Orvieto evvi una via per Perugia, e qui misurò l’edificio (f.° 81) che più tardi credè essere un camino: questa via stessa protendesi anche per Gubbio, e di questa città è il teatro a f.° 72. I rimanenti edifizi sono di Roma e sua campagna, e tra questi, molti di Tivoli e di Villa Adriana allora appellata Tivoli vecchio: la pianta di una città marittima (f.° 8) con un porto a due bocche, richiama la forma del porto di Civitavecchia. Non è pur anco improbabile ch’ei si recasse in Lombardia a veder quelle belle opere idrauliche, e me ne viene il pensiero da un disegno (codice membr. Saluzziano f.° 45) rappresentante un naviglio con sostegni a conche al modo di Lombardia, non a usci però, ma a cataratte che s’innalzano con catena avvolta ad un cilindro o fuso1; fors’anche in Modena2 questo metodo ei lo apprese, oppure men lon-
- ↑ Credo non inopportuno di qui dare per disteso questa descrizione che, a notizia mia, è la più antica del semplice ed ingegnoso trovato delle conche: «Se per fiume ho altre acque dalla marina ho da alchuna città e nauili chondurre uoremo doue per pocha acqua dependentia o chaduta in alchun modo nauichar non si potesse debasi uedere la dependentia loro e dalle sponde doue bixongniasse chon mura ristregniar sopperire. Poniamo che detto fiume la prima parte abbj di dependentia pie trenta faraj al termine detto huna porta dalteza a huxo di saracinescha chiauicha ho chataratta chon chanali harghanj e uerrocchj per poterlo a suo posta huprendo alzarla. Ecchosj per tutto la longhezza del fiume chon dette porti le sue altezze partiraj Inele qualj el nauilio ho barcha hentrando serrato la porta per lacqua uenente el nauilio alzando subito si heleuarà Di poi drento a la sichonda porta hentrare potrà. Esserrato quella per lo simile modo si heleuarà. Eccosj dalluna elaltra porta di mano in mano el nauilio doue desideri chondur porraj Dipoj alingiù tornare uolendo huprendo ciaschuna porta el nauilio chollacqua insieme all altra porta si chondurrà Ecchosj dalluna porta doppo laltra husciendo ala marina ritornarrà. Ettutti detti nauilj chol fondo piano da fare sono Acciocchè in poch acqua peschare e possino Sicchome la fighura manifesta». — La stessa cosa indica l’Alberti, anzichè spiegarla, al capo 12, libro X della sua Architettura — V. Stratico, Saggio storico sugl’inventori dei sostegni a conca. Tiraboschi, Storia della Lett. it. Vol. VI, lib. III, § XI.
- ↑ Ciò dico perchè era uso peculiare dei Modenesi durato sino al principio del XVI secolo di aprire in questo modo le cataratte dei navigli, come narra il Cesariano (Comenti a Vitruvio,