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di antonio rocco. 623

Terra non siano stati selinografi, è un detto voluntario. Credete voi, Sig. Galileo,

esser il primo inventore ed unico de gli stromenti con i quali si veggono gli affetti celesti?postille 1 credete che1 quei famosi astronomi, che così minutamente hanno numerato le quasi innumerabili stelle del cielo, formatele così acconciamente in figure distinte, divisa la celeste machina così ordinatamente nelle sue parti e gradi, che per tanti secoli ne hanno data cognizione così esatta a gli uomini, non siano giunti alla pienezza della cognizione alla quale sete giunto voi? Io, quanto a me (perdonatemi), non lo credo, nè uomo alcuno sensato se lo potrà persuadere. Anzi è più tosto credibile, che avendo essi sì acutamente penetrato la celeste struttura (per quanto è concesso all’intelletto umano), abbiano avuto ed instromenti ed ingegno da veder l’impressioni che voi dite, ma di vederle ancor tanto meglio di voi, che ne abbino chiaramente conosciuta la loro posizione fuora del cielo; e però ragionevolmente dica Aristotile che niuna mutazione si è mai vista in esso: il che si ha da intendere conforme alla maniera scienziale del suo dire, non già volgarmente; cioè che, usate le diligenze ed artificii che a tal cognizione celeste e filosofica si richiede, e da lui e da innumerabili egregi professori non si sia vista cosa alcuna variata. Aggiungo che, come le scienze matematiche (qual se ne sia la cagione) non sono ora in Europa di gran lunga in quella eccellenza che furono ne i tempi antichipostille 2, anzi che appena se ne serbano i vestigi (per quanto dicono e scrivono omini degni di fede, e per quel che ne mostra l’esperienza, i pochi professori e le catedre quasi derelitte), così i matematici de’ tempi nostri (siano pur singolari quanto possono, fra’ quali singolarissimo stimo voi) non hanno egualità con quei famosissimi antichi. E come sarebbono stati tali senza i dovuti instrumenti? come si dirà veloce al volare un ucello senz’ali? Sia dunque da voi ed a vostra gloria rinovato l’uso, risuscitata la forma, di essi (il che nè anco è concesso da ogn’uno; io però mi contento), ma non ritrovata cognizione diversa nel cielo, da quella che ne ebbero quei tanto diligenti scrutatori de’ misteri della naturapostille 3. E quando dal fato vi fusse stato concesso di aver voi ritrovato prima il telescopio, e veduto cose non viste da

  1. non è stata registrata stella alcuna da gli antichi che non sia visibile col semplice occhio naturale.
  2. Voi le misurate col vostro compasso, secondo ’l quale poco, anzi niente, è quello che ora si sa delle matematiche.
  3. adunque Aristotile ebbe cognizione degli effetti di Venere, e la pose sopra ’l Sole? Oh come lo fate ignorante! E così taqque, con gli altri astronomi, le Medicee, le nebulose, etc.

  1. Di fronte alle parole «con i quali si veggono gli affetti celesti? credete che» si vede sul margine dell’esemplare postillato da Galileo un segno in figura d’una mano, che è dovuto allo stesso Galileo. Cfr. pag. 577, nota 1, pag. 602, nota 1, pag. 612, nota 1, ecc.