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toccare — tomare. | 513 |
Toccare, appressare due cose per modo che le loro superficie o estremità si uniscano (Guinicelli, Dante). Paralleli sp. tocar, prov. tocar tochar toquar, afr. tochier, fr. toquer toucher d’ug. sig., valac. tocà battere. Da ger. tukkôn, cui rispondono: aat. zucchôn zocchôn, mat. zocken tirare, rapire. Questo signif. ger. ci è mostrato anche da fr. se toucher de quelque chose = separarsi da alcunchè, e toucher de l’argent, agognare all’argento. L’affinità fra i concetti di “toccare” e di “prendere” compare anche in l. attingere. Ger. * tuhkôn è forma intensiva di ziohan tm. ziehen tirare, da rad. ger. tuh preger. duk [l. duc-o]. Qui si connettono got. têkan [part. taitôk] col preciso significato di “toccare ἅπτεσθαι aspirare”, poi a. ing. taken ing. take prendere, tirare a sè. Pare che anche l. tango da tag-o si debba riferire originariamente alla stessa radice. Il bl. non conosce un tal vb. Der.: tocca-mento-tina-tivo; tocco, rintocco, ritoccare.
Tocco, parte o pezzo di checchessia (Redi). E un doppione di tocca con generalizzazione di quel significato.
Togo, buono, acconcio, di gala (voce scherzosa di Toscana). S’usa nella frase «affare togo» che vale “affare ben riuscito”’, Rispond.: emil. tiogo, lomb. ciogo. Il Caix lo cava dal perfetto di un vb. ger. che presenta aat. tugan, got. dugan avente signif. di presente: touc toug, doug valente “è buono, utile”. Da questa formola d’approvazione si passò a togo preso come aggettivo. Il vb. ger. da rad. indeu. dhugh (cui si rannoda forse gr. τύχη fortuna, τυγχάνω ho fortuna) diè tm. taugen giovare, valere, Tugend virtù, tüchtig utile, giovevole.
Tolla, sfuriata. È neologismo comune che procede sicuramente da t. toll rabbioso.
Tomare, cadere col capo in giù e alzando i piedi all’aria (B. Latini, Dante). Rispondono afr. sciampag. tumer, loren. teumei d’ug. sig. Base: ger. aat. tumôn volto-
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