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512 tocca1 — tocca2.

ger. ë in rom. i anche in sillaba aperta, per quanto sia raro, non è però fenomeno irregolare. Dall’altra parte il passaggio dal signif. di “strappare” a quello di “squarciare” e viceversa, mi pare ideologicamente facile. S’aggiunge che lo stesso Mackel ammette come sicura l’origine di fr. tire dispiacere, e di it. tira, tiro rissa, contesa, dallo stesso ceppo ger., nel quale confronta abt. tirri amareggiato, anrd. tirri bisbetico, colle due voci rom. sopradette. Del resto questa etim. è data come certa anche da Littré, Waltemath e dallo Scheler. Il quale Scheler dice: la figliazione delle idee è generata dal senso fondamentale «fare un movimento brusco e rapido per distruggere, per strappare». Di qui si capisce come lo stesso vb. td. producesse da un canto zëhren distruggere e dall’altro zerren stendere, tirare. Tutte le accezioni moderne possono adunque rimenarsi al concetto generico di “muoversi nel senso della lunghezza sia avvicinandosi sia allontanandosi”. Il bl. tirare compare piuttosto tardi [sec. 13º] e principalmente in Francia. Quindi è riproduzione del rom. anzichè suo fondamento. Però Federico II († 1250) ha tiratorium. Der.: tira-ta-tezza-tojo-tore; ritirare; stiracchiare, stirare.

Tocca1-o, tacchino (dial. montal. in Toscana; proprio anche della montagna moden.). Il Caix trae questa voce da aat. tâhâ donde mat. tâhe tm. Dohle visto sotto taccola.

Tocca,2 specie di drappo di seta intessuto d’oro o d’argento. (B. Latini, Tesor.). Il Caix lo trae da aat. tuoh, nd. dôk, ol. doek stoffa, pezzo di stoffa, tessuto. A ciò che dice il Caix bisogna aggiungere che l’aat. presenta anche tuohh, pl. tuochâ che rendono anche più evidente la corrispondenza morfologica; inoltre abbiamo mat. dûch, donde tm. Tuch panno, poi isl. dûkr, sv. duk, dan. dug, da tema ger. dôka. Ing. duck vale “tela da vele”, l’anrd. “panno da tavola”. Dovette entrare coi Longobardi; però nel bl. non ricorre. V. Tocco.