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316 marca — marchese.


“segno”. A questa sottile osservazione del Kluge, si potrebbe opporre che alcuni derivati rom. riuniscono ambedue i significati [p. es., afr. marchir, delimitare, che viene indubbiamente dallo stesso vb. da cui il marcare: v. q. verbo). È però anche vero che il rom. potè benissimo scambiare facilmente fondere in una sola parola le due ger. quasi identiche per la forma, e che pure offrono una certa analogia di senso. V. Marcare, marchio e marco.

Marca3 (antiq.), sorta di peso e di moneta (Tav. Rit.; Polo, Mil.). È forma sorella di marco2. V. q. parola.

Marcare1, confinare, essere a confine (B. Latini, Tesoretto). Si formò da marca1; ma non restò nell’uso comune.

Marcare2 segnare, notare (M. Villani). Con sp. port. marcar, afr. marcher, fr. marquer si svolge riproduce aat. marcôn marchôn, as. marcôn, designare, determinare, fissare. Nel tm. è andato perduto, ma lo conserva il bt. nella forma marken. Però il tm. possiede un altro vb. della stessa radice che è merken, osservare, notare, e che esamineremo sotto il vb. marchiare.

Marchese, guardiano d’una marca o provincia di frontiera, titolo di dignità d’un possessore di terra eretta in marchesato; oggi semplicemente titolo onorario (Dante, Boccaccio). A questa forma it. corrispondono: prov. marques-is, sp. marques, port. marquez, fr. marquis. Fondamento a tutte è l’agg. bl. marchensis, svoltosi da sost. marcha, e che s’incontra già all’anno 799 presso Adone di Vienna, e negli Annal. Franc. di Fulda all’anno 886. Da bl. marchensis si passò ben presto alla forma marchisius, ricorrente in Incmaro di Reims, De Ordine Palatii, all’anno 937, e a quella di Marquisus, fondamento alle francesi e spagnuole, registrata in un documento dell’anno 965. Evidentemente a marchensis si sottintendeva «dominus o princeps»; ma l’agg. acquistò presto la forza di sostantivo e a poco a poco soppiantò del tutto la forma sorella