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versi, ove si parla di Anchise toccato dal fulmine, con questo passo di Callimaco.

14 Melia significa ninfa abitatrice dei frassini: e qui, conforme è l’uso del parlare poetico, si accenna una specie di ninfe pel genere loro. Uno degli ultimi recensori di Callimaco, l’eruditissimo Ernesti, a questo luogo dice così: Multa hic de singulis verbis, et rebus universis disputat Spanhemius, non autem docet quo pertineant hic dicta. Oportet intelligi fabulam de quercu in Helicone excisa eo tempore, quam nondum indagare potui. E non s’è avveduto, che questo è un modo elegante, e figurato di accennare la fuga del monte Elicone.

15 Plisto fiume di Delfo.

16 Accenna la strage, ch’egli farà in Tebe dei figli di Niobe, e di Amfione re di quella città.

17 Elice, e Bura due città dell’Acaja, che in un medesimo tempo furono ingojate per terremoto.

18 I gioghi di Chirone, o sia il monte Pelio; Filira era la madre di Chirone. Vedi intorno a ciò le osservazioni dell’eruditissimo Traduttore di Apollonio Rodio, lib. 2, v. 1874 della traduzione.

19 Marte sollevò la vetta di un monte, che era il Pangéo celebre per le sue miniere d’oro, e di argento.

20 Calciope, di cui nacque Tessalo, era di Coo. In questa isola nacque Tolomeo Filadelfo.

21 Ciò che avvenisse ai Galli quando fugati da Camillo portarono sotto il comando di Brenno le armi al ricco tempio d’Apollo in Delfo, e come fossero vinti, e dispersi, molti tra gli antichi scrittori ne fanno parola, ma più diffusamente Pausania nella