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160Con luci a lei Penéo di doglia piene:
     Necessitade! inesorabil nume!
     Non io niego ti fo delle mie vene,

Nè sono sconoscente a madri fiume;
     Giuno, che avvampa di gelosa rabbia,
     165A questa fuga mi vestì le piume.

Non vedi tu la spaventosa labbia
     Della vigilia, che mi adocchia ognora,
     E far mi può che a lagrimar sempre abbia?

Ma se fermato in cielo è già, ch’io mora,
     170E questa è pur la tua soave brama,
     Vegna vegna la mia novissim’ora.

Benchè sfregiato dell’antica fama
     Mi deggia rimaner rena scoverta,
     Ecco soggiorno: tu Lucina chiama.

175Marte la vetta sollevò d’un’erta 19
     Minacciando Penéo, che incontanente
     Tutta quanta gli avria l’onda deserta.

La rotella toccò con l’asta ardente,
     E quella sì rispose alla percossa
     180Romoreggiando spaventosamente,