Del tripode di Pizia io non acquisto
Le sedi ancora; le pilose gote
120Dell’orrid’angue, che strisciò da Plisto, 15
Non sanno ancor con che piaga percote
La mia faretra, ei tuttavia circonda
Il Parnaso nival con nove rote.
Pur dirò ver più che di lauro fronda:
125Fuggi quantunque sai, le mie quadrella
Io laverò del sangue tuo nell’onda. 16
Colle di Citerone, in te di quella
Presuntuosa la semenza vive;
Culla non mi sarà tua piaggia fella,
130S’addice a buoni amar l’anime dive:
Latona a queste voci andò retrorso
In cor volgendo le contrade Achive.
Poichè d’Elice quivi invan soccorso 17
E di Bura aspettò, ver la campagna
135Della Tessaglia dirizzò suo corso.
Vide lì di Chiron l’alta montagna, 18
E dell’Anauro il rio fuggir veloci,
E Larissa e Penèo, che Tempe bagna: