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Il Canzoniere 89

XXXIV.

Morto è — dopo il cane (son. XXIV) — il pappagallo della Mencia che soleva ripetere instancabilmente il nome di Madonna.
      E dal pappagallo noi impariamo finalmente il nome di lei, che, per la prima volta il Bandello pronuncia in tutte lettere.

Chi chiamerà cotante volte l’ora
     Il nome di Madonna dolcemente;
     Qual fia l’augel, che gridi chiaramente:
     Viva la Mencia in mar, e ’n terra ognora? 4
Di vita il pappagallo uscito è fuora,
     Che Madonna chiamar solea sovente:
     Ond’ella sospirando acerbamente
     Le sue delizie sconsolata plora. 8
La colomba di Stella, e di Catullo
     Il passer, tanto vince il pappagallo.
     Quanto ei di lor si vede esser più grande. 11
Hiante, e Lesbia a par del viso bello
     Son della Mencia tai, com’io son nullo
     Al nome che Catullo, e Stella spande. 14


V. 3. Chiaramente, e cioè con buona pronuncia. Men persuasivo il dolcemente di poco sopra, data la rauca voce del pappagallo.

V. 8. Plora, piange le deliziose grazie di cotanto «augel». Per noi tutto questo si colora d’una lieve punta d’umorismo, e perfino di grottesco.

V. 9. Stella Arrunzio, poeta lirico latino, contemporaneo di Stazio e di Marziale, cultore dell’elegia amorosa. Cantò la colomba della sua donna Hiante.

V. 10. Catullo, il dolcissimo elegante lirico romano. Celebrò Lesbia, la donna scostumata e infedele, ch’egli amò più d’ogni altra. Famoso è il canto da lui dedicato al passero cui pure daran poi rime e il Petrarca, son. CCXXVI, e il Leopardi in uno dei suoi notissimi Canti.

V. 14. Al nome, alla fama che i due detti poeti divulgano intorno a sè.