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Il Canzoniere 67

«Quanto ’l sol gira, Amor più caro pegno | Donna, di voi non have» della Canz. XXIX del Petrarca: «Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi».

V. 4. Formato di due emistichi petrarcheschi: cfr. Petr., sonetto CXCVII: «L’aura celeste che ’n quel verde lauro» e sonetto CCXLVI: «L’aura, che ’l verde lauto e l’aureo crine», per il primo emistichio. Il secondo è esemplato sur un verso della Canz. CXXVI: «Chiare e fresche, ecc.» sul v. 6: «A lei di fare al bel fianco colonna».

V. 5. Non assonna, ognora vigile è Amore, insonne.

V. 6. Pave, paventa, teme.

V. 8. La stessa idea, della gonna ferita è in Petr., Canz., XXIII, vv. 31-32: «In fin allor precossa di, suo strale | Non essermi passato oltra la gonna».

V. 10. Nudo Arcier. Amore nudo fanciullo alato, con faretra ed arco, quale lo ritrae il Petrarca, Canz., CLI, vv. 9-11: «Cieco non già, ma faretrato il veggo; | Nudo, se non quanto vergogna il vela; | Garzon con ali, non pinto, ma vivo».

Vv. 10-11. Legollo d’un dolce sguardo; cfr. Petrarc., Canz., III, vv. 3-4: «Quand’io fui preso, e non me ne guardai | Che i be’ vostri occhi, donna, mi legaro» e ivi, LXI, v. 4: «Da duo begli occhi che legato m’hanno».

V. 12. L’arme, le saette; gli lascia l’inutile arco e la faretra vuota.


XII.

Sonetto costrutto con termini antitetici. L’antitesi fondamentale è su questo concetto: non le bellezze fisiche della Mencia (lodate nelle quartine), ma quelle morali (esaltate nelle terzine) hanno conquiso il cuore del poeta. Maestro in ciò, sempre, il Petrarca, Canz., CXXXIV. Per il pensiero, inspiratori i neoplatonici. L’ultimo verso è il naturale trapasso al son. sacro, che segue.

Non duo begli occhi, anzi due chiare stelle,
     Non l’alma fronte, di bellezza un mare,
     Non le labra rosate, dove appare
     Quant’ebbe il mondo mai di cose belle,4
No ’l bianco petto, non le due mammelle,
     Che ponno un paradiso in terra fare,