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30 Introduzione

loghi e con locuzioni pressochè identiche, il poeta racconta come incappò nei lacci amorosi e come, con alternative di speranze e di sconforti, sempre soggiacque al fascino di Madonna, vivo, fulgido sole.



Altri versi — oltre a questi del Canzoniere e delle Rime estravaganti — certamente ancora si occultano tra le carte d’archivio e fra le pagine di qualche miscellanea coeva, e solo il caso potrebbe condurci a disseppellirli. Nè d’altra parte mette conto d’insistere nelle ricerche, perchè, anche aumentando in quantità, il valore qualitativo della produzione poetica del Bandello non potrebbe sostanzialmente venir mutato.

Per compiutezza diamo tuttavia, in fascio, notizia di quelle sue rime che non giunsero a noi, ma delle quali, in qualche modo, rimane ricordo.

Di sue «composizioni latine come volgari» è cenno nella più volte citata prefazione del Fregoso ai Canti XI. Nel Novelliere poi egli stesso con certa frequenza allude a proprie rime, sia che le leggesse nelle consuete riunioni a cui partecipava (I-43) e che altri «volentieri di molte» prendesse copia (II-23); sia che richiesto di versi da Ginevra Bentivoglia-Pallavicina, si dichiari dolente di non averne di nuovi da farle leggere, soggiungendo: «io vi dico che non saprei cosa mandarvi che voi non abbiate vista e letta, perciò che da poi che vi lasciai, le mie Muse sono state meco in tanta collera, che io non ho mai nè saputo, nè potuto comporre un verso» (III-35); sia che si riprometta «di rubar alquanto di tempo ai... continovi affari del [mio] signore [per] attender a le Muse e [per] tornar con loro in grazia» (III-56).