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Il Canzoniere 185

vede», son. LI, v. 10; «Dal petto, ch’alabastro vivo mostra | Con que’ duo pomi colti in paradiso | U’ vera castitate alberga ognora», son. LV, vv. 11-12; «Del casto petto di virtute albergo», son. CVI, v. 11, motivi tutti che qui riprende e svolge compiutamente.


CXXIV.

La doglia d’Amore è perenne: solo la morte può troncarla.
        Madrigale.


Amor, se d’ora in or la doglia cresce,
     Anzi fatt’è immortale.
     Chi finirà ’l mio male?
     Lasso! se ’n vita del dolor non s’esce,
     5S’ei doverà finire,
     Mi converrà morire.


V. 1. D’ora in ora, via via, di continuo, e divien perenne; la doglia è di per sè non mortale; mortale è invece chi la soffre, nè se ne libera che uscendo di vita.

V. 3. Finirà, porrà fine.

V. 6. Mi converrà, mi sarà giuocoforza, dato che non v’ha altro mezzo.


CXXV.

Sospira il giorno in cui potrà parlare apertamente alla Mencia e svelarle tutto il suo tormento e dirle com’egli invecchi prima del tempo.


Vedrò quel giorno mai che pienamente
     Deporre i’ possa in quelle caste orecchie,
     Come Amor fa ch’innanzi tempo invecchie,
     4Per l’estremo dolor che l’alma sente?