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10 Introduzione

prove persuasive. Sfogli, chi ne dubitasse, questo nostro volume di sue rime, messo insieme con le reliquie di quelle che furono un dì copiose. Vedrà che ora egli sospira uno sguardo dei «begli occhi vaghi», in grazia dei quali, dice:

          I’ canterei sì dolcemente allora
               Le lodi di Madonna e ’l mio martire,
               Ch’ella felice, ed io sarei contento;

ora canta di lei, perchè:

          Chi di voi ragiona, vosco a volo
               Si leva ornato, non di gemme o d’ostro.
               Ma di chiar nome all’uno e all’altro polo.

concetto che — lo indichiamo in nota a suo luogo — egli ripete a sazietà, con varianti infinite.

Sogno di gloria, adunque, o almeno, intento di glorificazione di quella sua, a noi ignota donna, dal fiume Mincio, battezzata Mencia; brama cocente di riscaldarsi alla fiamma della di lei bella «nominanza». Così già Dante per Beatrice, il Petrarca per Laura; così egli per le tre donne vagheggiate: per la casta Viola, la «diva Violante Borromea», che, purissimo fiore, ingentilisce col suo candor virginale le prime rime del poeta ventenne; per la Mencia mantovana, che egli adorna, nel Canzoniere, di tutto un florido serto di rime; per Lucrezia Gonzaga di Gazuolo, la giovinetta sua discepola, alla quale, oltre all’ultima canzone del Canzoniere, dedica un intero poemetto di ben undici canti. Anche in questi Canti XI trema l’ansia del poeta, avido di plausi. In una rassegna di fiumi, attratti —