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19 ARCHESTRATO 20

Che avanza tutti nel sapore, e molti
Il mare di Bizanzio anche ne aduna7!

        In Abdera le seppie, e in Maronea.

        Le lolligini in Dio di Macedonia8,
Cui scorre a canto il fiumicel Bafira,
Moltissime in Ambracia ne vedrai9.
Ottimi i polpi in Caria e in Taso; e molti
Ne nutre e grossi per lo più Corcira10.

        L’ippuro eccelle di Caristo, e inoltre
Ricca è Caristo di squisiti pesci11.

        Là nello stretto che riguarda Scilla
Nella piena di Selve Italia il mare
Il pesce lato, ch’è famoso alleva,
Boccone in vero da recar stupore12.

        Se unqua de’ Carii in Taso giungi, avrai
Grosse le squille, ma di rado in piazza
Si possono comprar; d’Ambracia il mare,
E quel di Macedonia assai ne appresta13.

        Il cromi in Pelle avrai ben grande (e pingue
Nella state si trova) anche in Ambracia14.

        L’asino pesce, che callaria alcuni
Chiaman, ben grosso nutrica Antidone;
Ma certa carne tien, che par spugnosa,
E, almeno al gusto mio, niente soave.
Molti lodanla assai, suole diletto
Prender costui di questo, e quegli d’altro15.
Nel suol felice d’Ambracia giungendo
Il marino cinghial compra se il vedi,
E s’anco si vendesse a peso d’oro
Non lo lasciare, affine che vendetta
Crudele degli dei sù te non piombi:
Fior di nettare al gusto egli è quel pesce.
Ma non a tutti li mortali è dato
Di poterne mangiar, neppur cogli occhi
Di poterlo guardar; solo è concesso
A color che cestelli ben tessuti
Di giunco, che si nutre in la palude,
E ben capaci nelle man tenendo
Di presto conteggiare hanno il costume.
Di agnel le membra ancora in dono sprezza16.

        In Taso compra non maggior d’un cubito
Lo scorpion, ma s’è maggior lo lascia17.

        Se nell’angusto fluttuoso stretto
Che parte Italia, presa vien la plota
Detta murena, comprala, chè questo
Ivi è boccone di stupendo gusto.18

Lodo ogni anguilla, ma la più squisita
È quella, che si pesca dello stretto
Nel mar, che Reggio di rincontro guarda.
O di Messina abitator felice
Sopra ogni altro mortal, che questo cibo
In copia mangi! Levan pur gran fama
Le anguille di Strimona, e di Copea
Perchè son grosse e pingui a maraviglia.
Ma d’onde pur si fosse, a mio parere,
Signoreggia tra tutte le vivande,
E ogni altra avanza per la sua dolcezza
L’anguilla, il pesce sol ch’è tutto polpa19.

        Il sinodonte poi, pesce che devi
Cercar ben grosso, questo ancor t’ingegna
D’acquistar dallo stretto, o caro amico.
Tutto ciò dico a Ciro e a te, Cleano20.

        La lebia poi, ch’epato ancor si chiama,
In Delo e Teno di mar cinte, piglia21.

        Dalla cinta di flutti Egina compra
Il muggine, così tu pregio avrai
Di conversar tra le gentil persone22.
Se non si vuole a te vendere in Rodi
Il galeo volpe, ch’è assai pingue, il quale
Suole cane chiamarsi in Siracusa,
Ben anco a rischio di morire, il ruba,
Ed alla fine quel che può t’avvenga23.

        L’elope, ma il miglior, vanne a mangiarlo
Nell’insigne città di Siracusa
Più che in ogni altro suol; perchè là nato,
È di colà che poi si porta altrove.
Che se all’isole intorno, o ad altra terra
Vien l’elope a pescarsi, o intorno a Creta,
Di là venendo giungerà magretto,
Duro, e dall’onde travagliato e stanco24.

        Compra la rana dovunque la trovi,
E cura poi di prepararne il ventre25.

        Allo spuntar di Sirio il fagro mangia
In Delo e in Eritrea, colà ne’ luoghi,
Che a’ bei porti vicin stansi sul mare;
Ma testa e coda sol ne compra, il resto
Neppur permetti che in tua casa venga26.

        Cerca lo scaro d’Efeso; in inverno
Mangia la triglia presa in Tichiunte
Piena di sabbia, borgo di Mileto,
Vicino a’ Carj dalle gambe storte27.

        Comprala in Taso ancor, che per sapore
Non cede a quella, e se la trovi in Tio