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bellezze, è presa nel greco dalle frutta quando sono nella propria stagione, ed è stata applicata agli uomini per dinotare la bellezza, e la venustà di quei che sono nel fior dell’età. Ora questa maniera greca è stata da Archestrato applicata al pane, e vuol dire fresco e molle con que’ belli colori, che indicano di essere opportunamente cotto e lavorato.

(5) Questi quattro versi sono rapportati nel medesimo luogo da Ateneo.

(6) Presso Ateneo lib. 3, cap. 13, pag. 92.
Si trova questo frammento di Archestrato quasi recato in latino da Ennio:

Mures sunt Aeni, ast aspera ostrea Abydi,
Est Mytilene pecten, aperque apud Ambraciae amnem,
Brundusii sargus bonus est, ec.

Nel primo verso greco μύς μῦς in verità dinota i muscoli o i mitili, ma questi vengono sotto il genere di Mie.

Nel verso 6 del testo non è possibile di rendere fedelmente lo scherzo, che fa Archestrato colla parola χήρυκας, che nel greco linguaggio significa le trombe di mare e insieme i banditori; per conservare in qualche modo lo scherzo abbiamo usato trombettieri invece di banditori.

(7) Aten. lib. 3, cap. 23, pag. 105.

L’astaco, secondo Camus, è il granchio marino, ma l’astaco di Archestrato, secondo che vuole Ateneo, corrisponde al carabo de’ Greci, o sia alla locusta. E in verità, Archestrato non parlo del carabo in generale, ma di quello in particolare, che ha le mani lunghe e pesanti, i piedi piccoli, e che può saltare; e però non si può intendere de’ granchi. Si trova in Ateneo un passo di Epicarmo nelle nozze di Ebe, in cui si dice, che l’astaco a lunghe mani e a piedi piccoli si chiamava volgarmente carabo.

(8) Aten. lib. 7, cap. 21, pag. 234.

(9) Aten. lib. 7, cap. 22, pag. 326.

(10) Aten. lib. 7, cap. 19, pag. 318.

(11) Aten. lib. 7, cap. 15, pag. 304.

L’ippuro si chiamava dagli antichi anche col nome di corifena, o con quello di saltatore; ma come non ne è venuta sino a noi alcuna ben particolarizzata descrizione, così non sappiamo a qual pesce venga a corrispondere. Rondelet solamente si lusinga, che fosse stato il Lampugo degli Spagnuoli. Linneo ha formato il Coryphena Hippurus, che corrisponde in Sicilia al pesce Capuni, ma non si può sapere se sia l’antico ippuro di

Caristo, golfo sulla costa occidentale dell’Eubea, che ha sopra 42.° di longit. e 38.° di lat.

(12) Aten. lib. 7, cap. 17, pag. 312.

Il nome di pesce lato non si ritrova in Aristotile, e però Casaubono crede che sia stato allora nome d’Italia, o pure d’Egitto. Ateneo dice che è bianchissimo e soavissimo, e che quello del Nilo giunge talvolta a pesare dugento libbre. Altro non possiamo affermare, seguendo Ateneo, se non che il lato è simile al glane dell’Istro, che secondo alcuni è una specie di siluro. In sostanza è uno dei pesci, di cui non venne a noi la descrizione esatta.

(13) Aten. lib. 3, cap. 23, pag. 106.

La caride de’ Greci corrisponde alla squilla dei Latini, sorta di granchiolino di mare assai gustoso, e in particolare al cancer squilla di Linneo.

(14) Aten. lib. 7, cap. 14, pag. 328.

I caratteri del Cromi convengono a più pesci, e perciò non si sa in particolare a quale corrisponda. Rondelet crede che sia il castagno de’ Genovesi, e Belon un pesce che descrive, e chiama castagnuola, e Du Hamel un pesce che descrive, e chiama castagno. Il certo egli è che il Cromi appartiene alla classe numerosa di quei pesci, che somigliano al dentice, all’orata, ec. ma del quale non si conosce il nome.

(15) Aten. lib. 7, cap. 18, pag. 316.

L’asino fu preso per il merluzzo o baccalà degli Italiani, che corrisponde all’asellus de’ Latini. Secondo Plinio l’asino callaria era un genere più piccolo dell’altro che si chiamava bacco, e si pescava in alto mare: e però il pesce asino callaria, indicato da Archestrato, non può appartenere al bacco, ma all’asello minore di Plinio. E in verità Dorione nel suo trattato de’ pesci distingue, giusta la testimonianza d’Ateneo, il pesce asino ὄνος dell’asello ὀνίσκος. Camus è così imbarazzato nel definire il pesce asino d’Aristotile, che crede doversi raffigurare in qualche specie che i moderni comprendono sotto il nome di asino. Reca quindi la congettura di Belon, il quale riferisce, che nell’isola di Creta vi ha un pesce chiamato γαιδαρόψαρον, che nel greco moderno linguaggio di quegli abitanti suona pesce asino; e questo i Greci moderni lo chiamano anche ὀνίσκος, che vale il merlan de’ francesi, o sia asello.

In Palermo vi ha un pesce chiamato asinello, che è comunissimo, ed ha una carne molle, e porta varii nomi come va crescendo, ed appartiene agli spari: la sua maggior lunghezza è d’otto pollici, e rassomiglia allo sparus boops di Linneo, detto|}