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388 storia della letteratura italiana


L’esercizio della vita guari Foscolo. Soldato della repubblica, combattè a Cento, alla Trebbia, a Novi, a Genova. La vita militare gli ritornò il sapore della vita. Nelle odi A Luigia Pallavicini e All’amica risanata trovi un mondo musicale e voluttuoso, dove l’anima, guarita e gioiosa, si espande nella varietá della vita. La sua fama gli dá il gusto delle lettere e della poesia: traduce la Chioma di Berenice e vi appone un comento, dove fa sfoggio di una erudizione peregrina; tenta una traduzione dell’Iliade, emulo di Monti; scrive un’orazione pe’ comizi di Lione con pomposo artificio di stile e con gravitá e arditezza d’idee.

I Sepolcri stabilirono la sua riputazione e lo alzarono accanto a’ sommi. Fu chiamato per antonomasia l’«autore de’ Sepolcri». E, in veritá, questo carme è la prima voce lirica della nuova letteratura, l’affermazione della coscienza rifatta, dell’uomo nuovo.

Una legge della repubblica prescriveva l’uguaglianza de’ sepolcri, l’uguaglianza degli uomini innanzi alla morte. Quel fasto de’ sepolcri sembrava privilegio de’ nobili e de’ ricchi, e combattevano il privilegio, la distinzione delle classi anche in quella forma. — Parini dunque giacerá nella fossa comune accanto al ladro, — pensava Foscolo. Questa logica rivoluzionaria spinta fino agli ultimi corollari gli offuscava la poesia della vita, lo riconduceva nel mondo naturale e ferino, non ancora abitato dall’uomo. Né gli entrava quel trattar l’uomo come un puro animale. Sentiva in sé offeso il poeta e l’uomo. Mancava l’idea religiosa, che abbellisce la morte e mostra il paradiso sotto le oscure vòlte dell’obblio. Ma vivo era il senso dell’umanitá nel suo progresso e ne’ suoi fini, collegata con la famiglia, con la patria, con la libertá, con la gloria. Di lá cava Foscolo le sue armonie, una nuova religione de’ sepolcri : il sublime di un mondo naturale e ferino della morte è trasformato da’ sentimenti piú delicati dell’umanitá in un pantheon vivente, perché opera ancora su’ vivi, desta ricordanze e illusioni, accende a nobili fatti. Sono illusioni, senza dubbio; ma sono le illusioni dell’umanitá, eterne quanto essa, parte della sua storia. Il carme è una storia dell’umanitá da un punto di vista nuovo, una storia