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384 storia della letteratura italiana


Monti, come Metastasio, fu divinizzato in vita. Ebbe onori, titoli, forza, molto séguito. Un popolo cosi artistico come l’italiano ammirava quel suo magistero a freddo, quella facilitá e quella felicitá di armonie. Dopo la sua morte ebbe gli elogi di Alessandro Manzoni e di Pietro Giordani. E l’esagerazione delle accuse rese cari quegli elogi, quasi pio ufficio alla memoria di un uomo in cui era piú da compatire che da biasimare.


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Fondata la repubblica cisalpina, in quel primo fervore di libertá. Monti fu censurato per la sua Basvilliana con lo stesso furore che l’avevano applaudito. Un giovane scrisse la sua apologia. L’atto ardito piacque. E il giovane entrava nella vita tra la stima e la benevolenza pubblica. Parlo di Ugo Foscolo, formatosi alla scuola di Plutarco, di Dante e di Alfieri.

L’Italia, secondo il solito, se la contendevano francesi e tedeschi. Ritornava la storia, ma con altri impulsi. Non si trattava piú di dritti territoriali. La sete del dominio e dell’influenza era dissimulata da motivi piú nobili. Venivano in nome delle idee moderne. Gli uni gridavano «libertá e indipendenza nazionale»: dietro alle loro baionette ci era Voltaire e Rousseau. Gli altri, proclamatisi prima difensori del papa e ristoratori del vecchio, finivano promettitori di vera libertá e di vera indipendenza. Le idee marciavano appresso a’ soldati e penetravano ne’ piú umili strati della societá. Propaganda a suon di cannoni, che compí in pochi anni quello che avrebbe chiesto un secolo. Il popolo italiano ne fu agitato ne’ suoi piú intimi recessi: sorsero nuovi interessi, nuovi bisogni, altri costumi. E quando, dopo il i8i5, parve tutto ritornato nel primo assetto, sotto a quella vecchia superficie fermentava un popolo profondamente trasformato da uno spirito nuovo, che ebbe, come il vulcano, le sue periodiche eruzioni, finché non fu soddisfatto.

Quei grandi avvenimenti colsero l’Italia immatura e impreparata. Non ancora vi si era formato uno spirito nazionale, non