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analizzate e le parti vi sfuggono. Questa è la poesia primitiva; oggi siamo troppo pieni di scienza e avvezzi all’analisi per concepire «in masso», come concepiva l’immaginazione de’ poeti primitivi. Cominciando il mondo moderno cominciò l’analisi, ed il dipingere «in blocco» parve barbaro.
Il primo fra gl’italiani che adoperò l’analisi fu, voi lo sapete, Niccolò Machiavelli. La sua grandezza è stata appunto questa, di aver tolto via le immagini sintetiche che rappresentavano il primo pensiero italiano, e cominciatane l’analisi. Egli iniziò in Italia un movimento di civiltà che fu presto affogato, e per tre secoli l’Italia rimase stazionaria, mentre Shakespeare analizzava le statue di Dante, mentre Goethe e Schiller penetravano ne’ fenomeni più delicati del cuore umano. I poeti nostri del secolo XVIII han forme sintetiche, quantunque pel contenuto siano moderni. Prendiamo per esempio la Teresa dello Jacopo Ortis di Foscolo, il poeta più vicino a Manzoni, e che morì nell’anno in cui comparvero i Promessi Sposi, il 1827. Qual differenza è fra Teresa e tutt’i personaggi di Manzoni? Ella è reminiscenza di Beatrice e di Laura, è uno di que’ personaggi appunto che ho detti «in masso»: la faccia che ha al primo apparire, la conserva fino all’ultimo; comunque si presenti, la trovate sempre la stessa in mezzo agli avvenimenti che si succedono intorno a lei.
Vediamo ora come Manzoni formi la figura e fermiamoci alla prima pagina. V’è la descrizione famosa di un ramo del lago di Como, portata fino alla strada per cui passa don Abbondio, e che sarebbe troppo lunga se messa in mezzo al racconto. Ma siccome questo non è cominciato ancora e non si sa quali fatti debbano succedere, il poeta si dà il piacere di descrivere quel luogo, perché nessun interesse di fatti lo distrae.
Se guardate alle descrizioni italiane in verso e in prosa, ci trovate la tendenza di togliere al luogo i caratteri un po’ speciali, pigliarne alcuni generali, e confondere questi con impressioni derivate da apparenze comuni in gran parte a tutto ciò che è natura, in guisa da produrre in voi ciò che si chiama godimento estetico, sicché diciate: — Questo è bello! questo è