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donne!... Ma, in nome di Dio, entri in una biblioteca e ne sfogli il catalogo. Quanti sono i libri d’amore, d’amore romantico, poetico e ideale, scritti dagli uomini? Sono milioni! Quanti quelli scritti dalle donne? Forse uno, in proporzione. E tutta la poesia che esiste al mondo sarà stata scritta dagli uomini senza che essi la sentano; mentre invece soltanto le donne sentiranno poeticamente; le donne, che di questa loro sublime poesia non ci riferiscono neppure una rima?... E’ vero, è purtroppo verissimo che uomini e donne non si possono intendere perchè ciascun sesso considera le cose sotto un certo aspetto tutto suo proprio; ma c’è pure una logica superiore al modo di ragionare dei sessi; e questa logica dice che la poesia delle donne amanti dev’essere un sentimento mediocrissimo, se non si esprime, se non le spinge a cantare; mentre forte e grande e sublime è la prorompente poesia degli uomini innamorati che empiono il mondo dei ritmici gridi della loro passione!... Sissignora: la prima sartina incapricciata del primo commesso di negozio che le dice una galanteria, spasima d’ideale e poetico amore; mentre l’amore di Francesco Petrarca e di Alfredo de Musset, di Dante Alighieri e di Giorgio Byron, di Enrico Heine e di Ugo Foscolo e di Victor Hugo e di Leopardi e di Shelley e di Goethe e di Lamartine è una roba — adesso scrivo in milanese! — tutta prosaica e materiale!

Io avevo messo da parte per lei, secondo la promessa fattale altra volta, alcune cose di Ermanno Raeli. Ella che non giudicò detestabili, come al povero amico mio parevano, le sue poesie, mi richiese di cercare se tra le carte del defunto se ne trovavano altre. Precisamente io avevo trovato un passaggio del suo giornale pieno di versi, e volevo trascriverli e mandarglieli senz’altro; ma la sua lettera odierna mi spinge a fare un’altra cosa. Queste poesie del Raeli sono intercalate in mezzo alla prosa, si riferiscono ad un suo stato d’animo, ai sentimenti che egli provava nell’atto di scrivere certe sue note. Or bene: egli aveva incontrato allora allora Massimiliana di Charmory e s’era