Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[1151-1154] | Patria in generale; e l’Italia in particolare | 377 |
ed altro poeta, tanto dal primo difforme come uomo e come scrittore, cantare il ritorno dell’esule con le armi liberatrici:
1151. Bella Italia, amate sponde,
Pur vi torno a riveder!
Trema in petto e si confonde
L’alma oppressa dal piacer.
Tanto all’esule che ritorna a rivedere la patria sua o degli avi, quanto a coloro che vaghi di conoscerne e ammirarne le eterne bellezze di cui natura ed arte l’arricchirono vanno per essa peregrinando, si applica l’emistichio virgiliano:
1152. Antiquam exquirite matrem.1
Nella canzone All’Italia di Giacomo Leopardi, la prima canzone scritta da quel grande, e meritamente chiamata altissima da Pietro Giordani, incontriamo i due versi:
1153. Alma terra natia
La vita che mi desti ecco ti rendo.
L’alba del nostro risorgimento politico era salutata da non pochi valorosi poeti, fra i quali il più illustre l’autore dei Promessi Sposi, che affermava la sua fede nell’unità della patria, scrivendo:
1154. Liberi non sarem se non siamo uni.
Però «quando il Manzoni esclamava in un endecasillabo: Liberi ecc., affermava, non v’ha dubbio, una grande verità, ma scriveva uno dei più brutti versi che sieno stati fatti da Omero in poi.» (Ferdinando Martini, nella Nuova Antologia, 1° maggio 1894). E n’era persuaso anche lui (come poteva essere altrimenti?) poichè soleva dire per celia, «Ho tanto bramato l’unità d’Italia che li sagrificai il brutto verso: Liberi non sarem ecc.» (L. Beltrami, Aless. Manzoni, Milano, a pag. 126. in n.).
- ↑ 1152. Ricercate l’antica madre.