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90 Chi l’ha detto? [322-325]


Ho detto delle cose reali: ora dirò dei sogni. Alcuno li chiamò:

322.   Immagini del dì guaste e corrotte.

Parla infatti Titiro:

Son veramente i sogni,
Delle nostre speranze,
Più che dell’avvenir vane sembianze,
Immagini del dì guaste e corrotte
Dall’ombre della notte.

Che cosa si sogni poi più spesso, ce lo insegna il Metastasio:

323.   Sogna il guerrier le schiere,
Le selve il cacciator;
E sogna il pescator
Le reti e l’amo

Se si presta fede agli antichi (e anche a qualcuno fra i moderni) alcune di queste visioni sarebbero profetiche, poiché:

324.   Ὄναρ ἐκ Διός ἐστιν.1

e per lo meno sono divini i sogni della mattina:

325.   Post mediam noctem visus quum somnia vera.2

Anche il Passavanti nello Specchio di penitenza (Firenze, 1843), a pag. 407 dice: «Questi sogni che si fanno intorno all’alba del dì, secondo ch’e’ dicono, sono i più veri sogni che si facciano, e che meglio si possano interpretare le loro significazioni.» E Dante nella Divina Commedia:


  1. 324.   Il sogno viene da Giove.
  2. 325.   Una visione avuta dopo la mezzanotte quando i sogni sono veri.