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38 | la vita di catullo. |
VI.
Ma dopo tanti baci, più numerosi delle arene di Libia e dei furtivi amori, a cui sono spettatrici le stelle,1dopo le promesse infinite2 e il proposito di non dare ascolto alle rampogne dei vecchi,3 di abbandonarsi tutti alla divina voluttà dell’amore, i primi sospetti balenano nell'anima del poeta. La discordia di Lesbia col marito avvenuta in quel torno4 giovò alquanto a rassicurarlo; le nozze del suo dilettissimo Manlio lo distolsero un poco,5 la morte del caro fratello, ch’egli pianse amarissimamente, e non lasciò mai di ricordare, lo seppellì nel dolore. Le sventure sono assai grandi maestre; ci fanno aprire gli occhi alla verità. Catullo si accorse finalmente di non aver posto bene il suo affetto. Lesbia s’era probabilmente annoiata di lui; non poteva non annoiarsi d’una passione, che avea la pretensione di assorbirla, e l’apparenza di molta durata.
Si trovavano d’accordo senza saperlo; e mentre il poeta s’apparecchia a farla finita, e dirige quei mirabili versi a sè stesso, in cui si propone di resistere alle seduzioni d’una donna, che non meritava il sagrificio della propria felicità,6 ella, dal canto suo, pensa a smetter l’abito di quell’amore per indossarne un altro.