Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/111


questioni. 105

il campo; non dirò occupato, ma invaso; e tra’ primi e più fortunati invasori i suoi più buoni amici. Scrive allora i carmi LXXXII, LX, XXX, LXXVII, XL, LIX e XXXVII; parte dei quali ho tradotti, parte tralasciati per rispetto al pudore dei giovani. Lo Schwab, che confonde i due periodi intermedii dell’amore di Catullo in uno solo, ch’egli chiama della discordia, e che pur sono distintissimi, perciocchè nel primo il poeta combatte con sè stesso senza avere il coraggio di abbandonare la sua donna; nel secondo si scaglia a viso aperto contro ai tanti rivali che prima si lusingava di non avere; lo Schwab, dicevo, mette questi carmi avanti la riconciliazione, e prima anche del carme VIII.

Anche il Vorlaender, come abbiamo visto più su, li pone tutti quanti a rifascio nel secondo periodo, e prima, quel ch’è peggio, dell’epistola a Manlio. Ma che il posto che io ho assegnato a questi carmi sia il più proprio e naturale, servono a dimostrarlo il carme VIII e il LXVIII. Se dal primo risulta chiaramente la lusinga dell’ingenuo poeta, che Lesbia, abbandonata che fosse da lui, non troverebbe più un cane che le farebbe la corte; e dal secondo che il poeta sperava ancora che i furti dell’amica fossero cauti ed infrequenti, ed egli era disposto a chiuderci un occhio; non si può, senza manifesta offesa al buon senso, attribuire ai carmi sopra numerati una data anteriore all’VIII e al LXVIII, essendo essi diretti a tutta quella folla di più o men felici competitori, che approfittando della lontananza di Catullo, e più del disordinato appetito di quella femmina, erano riusciti ad intercettargli la via. Per la qual cosa il poeta, stanco di tante lotte e inorridito di tante laidezze,