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annotazioni. | 327 |
Pag. 10, lin. 7. — Imita Ovidio nel fine delle Trasformazioni. Dolce. — Metamorphos., lib. XV, v. 750, 751:
neque enim de Cesaris actis
Ullum majus opus, quam quod pater extitit hujus.
Pag. 15, lin. 23. — Tale usanza dura anche oggi in Sardegna; Vedi Lamarmora, Voyage en Sardaigne, 2° édition, vol. I, pag. 179.
Pag. 16, lin. 15. — Frate in Roma, famigliare del Castiglione. Delle sue facezie si fa cenno anche più sotto, Lib. II, cap. 44. Sembra che, tra l’altre stranezze, solesse fare l’elogio della pazzia, ed augurarla altrui quasi buona ventura; come appare e da questo passo, e più chiaramente dal seguente di una fra le lettere del Castiglione, che per la prima volta diamo alla luce (Lettere di Negozii, 174): «I medici . . . . . mi confortano a purgarmi diligentemente, per essere quell’umore melancolia di malissima sorte; benché frate Mariano dice, che per modo alcuno non mi debbo medicinare: che se per mia avventura questo umore mi andasse alla testa, io diventerei matto, e così avrei il miglior tempo che avessi mai in vita mia.»
Pag. 17. lin. 26. — Questo sonetto fu per la prima volta stampato dal Rovillio, nell’edizione del Cortegiano fatta in Lione 1362; indi dal Volpi nell’indice del Cortegiano, dove fu conservato nelle edizioni posteriori; esso è il seguente:
Consenti, o mar di bellezza e virtute, |
Pag. 18, lin. 50. — dolci li fa. Così corresse il Dolce; le Aldine e le altre antiche hanno dolci le fa.
Pag. 21, lin. 57. — Allude a quello che dice Orazio. Dolce. — Sermonum, lib. I, Satr. III, v. 44-55.
Pag. 22, lin. 16. — se desvia. Le Aldine degli anni 1528, 1541, 1545, hanno si desvia.