Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
18 | il cortegiano |
io insin qui fatto prova con tanta instanza, che ragionevolmente
debba esser disperato di poterlo una volta conseguire.
Nè già son restato di farlo perch’io apprezzi me stesso
tanto, o così poco le donne, che non estimi che molte ne
siano degne d’esser amate e servite da me; ma piuttosto
spaventato dai continui lamenti d’alcuni innamorati, i quali
pallidi, mesti e taciturni, par che sempre abbiano la propria
scontentezza dipinta. negli occhi; e, se parlano, accompagnando
ogni parola con certi sospiri triplicati, di null’altra
cosa ragionano che di lacrime, di tormenti, di disperazioni,
e desiderii di morte: di modo che, se talor qualche scintilla
amorosa pur mi s’è accesa nel core, io subito sónomi sforzato
con ogni industria di spegnerla, non per odio ch’io
porti alle donne, come estimano queste signore, ma per mia
salute. Ho poi conosciuti alcun’altri in tutto contrarii a questi
dolenti, i quali non solamente si laudano e contentano
dei grati aspetti, care parole, e sembianti soavi delle lor
donne, ma tutti i mali condiscono di dolcezza; di modo che
le guerre, l’ire, li sdegni di quelle per dolcissimi chiamano:
perchè troppo più che felici questi tali esser mi pajono. Che
se negli sdegni amorosi, i quali da quell’altri più che morte
sono reputati amarissimi, essi ritrovano tanta dolcezza, penso
che nelle amorevoli dimostrazioni debban sentir quella beatitudine
estrema, che noi in vano in questo mondo cerchiamo.
Vorrei adunque che questa sera il gioco nostro fosse,
che ciascun dicesse, avendo ad esser sdegnata seco quella
persona ch’egli ama, qual causa vorrebbe che fosse quella
che la inducesse a tal sdegno. Che se qui si ritrovano alcuni
che abbian provato questi dolci sdegni, son certo che per
cortesia desideraranno una di quelle cause che così dolci li
fa7; ed io forse m’assicurarò di passar un poco più avanti in
amore, con speranza di trovar io ancora questa dolcezza,
dove alcuni trovano l’amaritudine; ed in tal modo non potranno
queste signore darmi infamia più ch’io non ami.
XI. Piacque molto questo gioco, e già ognuno si preparava di parlar sopra tal materia; ma non facendone la signora Emilia altramente motto, messer Pietro Bembo, che era in ordine vicino, così disse: Signori, non piccol dubio ha