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nota 381



II 7219 «quando» (quanto, mutato anche nella vulg. per il senso);

II 8416 «nominata» (nomata, ma in altri passi è usato sempre nominata, che G reca anche qui);

II 23223 «Questo cosí» (queste cose, accettato da tutti: ma per aderire bisognerebbe considerar queste cose come ogg. di «dicendo e faccendo», e queste due forme verbali come un doppio sogg. di «accenderá», il che non mi sembra punto probabile1);

II 23330 «amor» (amar, la correzione è ovvia: la dánno D e G, e l’accoglie la vulg.);

II 2414 «remission» (rimession, corr. su G);

II 25031 «me n’andrò» (menando, corr. c. s);

II 2561 «colei che ella era» (chi, passato nella vulg.);

II 25832 «un dí» (indi, corr. da D e G);

II 2624 «l’accomandò a Dio» (il comandò, cfr. qui, p. 373);

II 26831 «d’Araona» (di Raona da L nella vulg., ma cfr. I 11536);

II 27117 «dispiacenza» (spiacenza, corr. per dare al verso una sill.);

II 2819 «me da te ricever» (ma, errore e correzione evidenti);

II 28211 «altri che» (altro, corr. da D e G).

V

Soltanto l’edizione critica potrá addossarsi l’onere e la cura di presentare il Dec. sotto l’aspetto formale corrispondente a quelle che noi sappiamo essere state le consuetudini e puramente grafiche e piú propriamente ortografiche del Bocc. press’a poco nel tempo in cui l’opera fu composta2. Caratteristica di tali consuetudini è una maggiore coerenza e costanza in confronto alla varietá ed irregolaritá delle prime scritture, e specialmente una tendenza assai accentuata a dar veste latineggiante o in genere etimologica alle parole che ciò potessero comportare. Sotto quest’aspetto il ms. B dá l’impressione di attenersi, nell’insieme, con soddisfacente accostamento al tipo che sarebbe offerto da x, se per ventura nostra sopravvivesse; tuttavia, è da ammettere che elementi

  1. È vero che la lezione non accolta ha la conferma di S, dove in luogo di faccendo si legge udendo, che lo Hecker trovò doversi preferire (Der Deo Gr.-Dr., p. 227).
  2. Un primo abbozzo dello studio sull’ortografia boccaccesca secondo i diversi autografi volgari fu da me delineato nell’introduzione al testo critico delle Rime di G. Bocc., Bologna, 1914, p. ccxxi sgg., ma aspetta di essere svolto in modo organico ed integrale sull’esplorazione di tutti i mss. che ci rimangono.