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nota 425

a sí grande uopo quanto era... AB

quant’era C (a c d e)            come era C (b f g h i l m).

Meglio rispondente allo spirito della nostra lingua la lez. che piú si stacca da AB ed è conservata dai migliori testi.


XLII 36, 8:

oltra il dever (do-BC) ABC (a c d e)     oltr’al dover C (b f g h i l m).

La lezione condivisa da AB si manifesta subito lontana dalle ultime intenzioni del Poeta per quell’oltra: in C non compare piú che la prep. oltre. Per venire ad ess. in tutto corrispondenti, si osservino le correzioni:

oltra il dever (do-B) AB   oltre il dover C XXXIX 31, 6, 84, 5
oltra il prescritto AB   oltre al prescritto C XLII 1, 4
oltra ragione AB   oltr’a ragione C XLII 32, 6
oltra la meta AB   oltre alla meta C XLIII 45, 1
oltra le nubi AB   oltre alle nubi C XXXIII 110, 2 ecc.

Non v’ha dubbio pertanto che l’ultima voluta dall’Ariosto è la lezione «oltr’al dover».

È tempo di concludere. Queste varianti non rientrano in quella classificazione che di tutti gli esemplari del ’32 abbiamo potuto tracciare nel Cap. II. Si notava che a b c d e f g h sono di Tipo 1°, i l m di Tipo 2°. Orbene, per rimanere alla prima serie, nota:

abarbaglia a III 68, 5;     gli altri: abbarbaglia
gli l’avea bc XXVII 72, 1;     gli altri: glie l'avea
novo c d f XXIII 45, 6;     gli altri: nuovo
veron e f g h V 46, 4;     gli altri: verron
soave c f IV 66, 3;     gli altri: suave
teme, e di far sempre contraria via b d e f g
sempre è in timore, e far contraria via a c h XII 85, 8.

Come si vede, tutti gli esemplari di Tipo 1° sono diversi l’uno dall’altro. Lo stesso dicasi per quelli di Tipo 2°. Che se m stampa veron, gli altri due verron; a sua volta l, stampando «Teme, e di far sempre contraria via», si stacca da i m. Interferenze non infrequenti s’osservano tra le copie dell’una e dell’altra serie: