Oreste (Euripide - Romagnoli)/Quarto stasimo
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elettra
Strofe
Amiche mie Micènidi,
o schiera in Argo la pelasga eletta!
coro
Sacra regina, ché ancóra dei Dànai
nella città questo nome ti spetta.
elettra
Veglino altre di voi questa carraia,
la reggia a custodire, altre altra via.
coro
Perché dunque m’affidi tal compito?
Dillo, o diletta mia.
elettra
Temo che, mentre si compie la strage,
giungendo alcuno dinanzi alla reggia,
accresca i mali di nuova compage.
semicoro i
Dunque movete, andiamo: io sarò scólta
a questa via che verso Aurora è volta.
semicoro ii
Ed a questa io, che vòlta è verso il Vèspero.
elettra
Dunque, volgi qua e là, per ogni banda,
lo sguardo obliquo; e poi qui ancora torcilo.
coro
Io faccio, e tu comanda.
elettra
Antistrofe
L’occhio gira: tra i riccioli
lo sguardo tuo d’ogni parte dardeggia.
semicoro i
Sopra la strada chi approssima? Un rustico?
Chi mai sarà? Si dirige alla reggia?
elettra
Siam perdute! Ai nemici ei dirà súbito
che qui si ascondon queste armate fiere.
semicoro i
No. non temere: contro quanto immagini,
qui deserto è il sentiero.
elettra
La vostra parte, pur essa è sicura?
Oh, dammi dammi la buona notizia
ch’è la via sgombra dinanzi alle mura!
semicoro i
Di qui va bene: alla tua parte bada:
ché niun dei Danai vien per la mia strada.
semicoro ii
Nessun si vede: diciamo il medesimo.
elettra
Dunque, aspettate, ché origlio alle porte,
ora che tutto è tranquillo. — A che l’opera
indugiate di morte?
Non m’odono! Oh i miei danni, oh trista me,
il ferro innanzi alla beltà si spunta!
Già degli Argivi alcuno, armato il pie’
muove al soccorso, la reggia ha raggiunta. —
Guardate meglio: non è di quiete
quest’ora: l’occhio qua e là volgete.
coro
L’occhio volgo dovunque, a manca e a dritta!
Dall’interno si levano altissime grida.
elena
Argo, ahimè, muoio d’infame trafitta!
semicoro i
Deh! Gli amici già sono al cimento!
semicoro ii
D’Elena è questo, mi pare il lamento.
elettra
Potere eterno di Giove, a soccorrere
gli amici nostri discendi discendi!
elena
Muoio! E tu, Menelao, non mi difendi?
elettra
Uccidetela, uccidetela, sterminatela,
la spada a doppio taglio con valida
mano vibrate contro la femmina
che padre e sposo tradí, sterminio
fece degli Èlleni,
che presso al fiume pugnando caddero,
dove per opera di ferree cuspidi
sempre su lagrime cadevan lagrime
dello Scamandro lunghessi i vortici.