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226 EURIPIDE

Da tua sorella il negro ferro dunque
rattieni, e ch’essa ha bene oprato reputa.
Noi da gran tempo la sorella nostra
salvata avremmo, poiché Giove rese
Numi anche noi; ma inferïori al Fato
siamo, e agli Dei che tutto questo vollero.
Questo, dunque, a te dico. E a mia sorella
di navigar con suo marito. Il vento
propizio avrete; e cavalcando il pelago,
noi, tuoi germani, a voi d’accanto, salvi
vi condurremo in patria; e quando il corso
avrai compiuto di tua vita, Diva
detta sarai, comuni coi Dïoscuri
avrai le offerte ed i libami sacri
dei mortali: ché vuol Giove cosí.
E il luogo dove te prima depose
di Maia il figlio, allor che dalle uranie
case discese, e ti rapí da Sparta,
le membra tue celandovi, perché
Paride sposa non t'avesse, l’isola
che quasi a guardia presso l’Atte stendesi,
dico, d’Elena il nome avrà fra gli uomini,
perché rifugio del tuo ratto fu.
E Menelao, che tanto errò, nell’isola
dei Beati gli Dei vogliono ch’abiti.
Poiché i bennati i Numi non abborrono,
e piú patisce chi nacque a far numero.

teoclimeno

Il furor placherò, figli di Leda
e di Giove, che in sen vostra sorella
m’aveva acceso; e non darò la morte