Opuscolo che contiene la raccolta di cento anacreontiche/Vizj
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VIZJ
41.
il bugiardo.
È Bugiardo chi sconosce
Nobiltà di alma e core,
Chi è privo di rossore
Nel tradir la verità.
Tal mortal’ è vile assai
Vien da tutti vilipeso,
Perchè Onor non serba illeso
A dispetto del dover.
42.
il superbo.
È Superbo l’ignorante,
Perchè ha corto intendimento:
Mai conobbe il forbimento,
Che alle Scienze l'Uom portò.
Questo Essere spregiato
Deve far compassione,
Che per testa ha un pallone
Pien di vento assai leggier.
43.
l’avaro.
È l'Avaro un uom meschino
Senza spirto ed energia,
L’Or sol cura; ed a fe’ mia,
Ch’ei lo tien per Deità.
Vil, mal-nato è inver costui
Non lavor, non virtù sente
Per fidare in tal sorgente,
Onde aver comodità.
44.
lo sprecone.
É Sprecon l’uom sconsigliato,
Che non cura la fortuna;
False lodi Ei raduna
Da chi fa sentir piacer.
Quando poi divien tapino
È allor che si ricrede:
Ma non giova, no non riede
La fortuna, che sfuggì.
45.
l’ubriaco.
L’Ubriaco è l’uom schifoso,
Che avvilisce la natura;
Tutto dì la sepoltura
Per Lui aperta se ne sta.
Il far’ uso del liquore
Con dovuta temperanza
L’Estro sveglia, e con possanza
Spinge l'Uomo a poetar.
46.
lo sgherro.
È lo Sgher colui che finge
Di sentir bravura in petto:
Ti assicuro, a suo dispetto,
Ch’egli è vile, e tal sarà,
Ver Coraggio ha poi colui,
Che all’offesa dell’Onore
Spiega tutto il suo valore
Per poterlo conservar.
47.
il libertino.
Libertino è inver colui,
Che impudichi amor novelli
Va gustando, e fuor di quelli
Non conosce il puro Amor.
Tal sistema è riprovato
Da Moral, da Legge, e Onore;
Presto, o tardi Ei vede fuore
Che gli fe’ Immoralità.
48.
il miscredente.
Miscredente è in ver colui
Che non crede al Dio vivente,
La Materia solamente
Per Lui è tutto in questo Suol.
Come negar tal veritade
Se lo spirtoFonte/commento: Pagina:Ingarrica - Opuscolo che contiene la raccolta di cento anacreontiche, 1834.djvu/57 è sempre attore,
E Materia mai Signore
La vedete nell’agir!
49.
l’apostata.
È l'Apostata il bifronte
Che caratter mai sicuro,
Che il cuor giammai puro
Ebbe dalla Civiltà.
Tal Soggetto a fede mia
No, non merita rispetto;
Suo agir lo fe negletto
Alla intera Umanità.
50.
l’ippocrita’.
E l'Ippocrita quell’uomo,
Che non sente in sen virtude,
E con finta mansuetude
Per buon uomo vuol passar.
Chi si fida all’apparenza
Puol trovarsi compromesso,
Sta guardingo, e mai con esso
Ti piaccia accompagnar.
51.
la invidia.
È l'Invidia Dea gelosa
Del favor che arreca il Bene,
Si distrugge fralle pene
Del suo truce simular.
Tutto giorno poi si osserva
Che colui, che n’è bersaglio,
Più favor senza travaglio
La Fortuna ognor gli dà.
52.
la gelosia.
Gelosia che l’uom consumi
In livori, angosce, e pene;
Via ridoni a me quel Bene
Innocente qual ei fu.
Chi ti accoglie nel suo seno
N'è pentito allor allora,
Perchè Tu nel prisma ognora
Fai guardar la Purità.
53.
la calunnia.
La Calunnia è Dea d’Inferno1
Che nemico impenna e spande,
Per ferir l’Onor brillante,
Che Virtude si formò.
Per sventura il mal s’ingoja,
Senza critica, e ne piace;
E così lo Birbo in pace
Alimenta il suo livor.
54.
la perfidia.
La Perfidia è sempre pronta
A tradir con crudeltade;
Guai all’Uom, che in amistade,
Creda il furbo ingannator.
Senza legge, e senza fede
È tal mostro umanato:
Tutto il Mondo è inviluppato,
Nelle trame e nei venen.
55.
la guerra.
È la Guerra ira di Dio,
Che distrugge l’uom coll’uomo;
Vincitor, e quel già domo
Debbon Dio sempre placar.
Carestia, quindi n’avviene
E talor la Peste ancora;
Con orror tu miri allora
I Flagelli che san far.
56.
la discordia.
La Discordia è figlia a Pluto,
Che scompiglia, che addolora
Ogni Bene, Freno, e ancora
Ti prepara ogni tenzon.
Per fortun di umanitade
Questo stato poco dura;
Pace grida la natura
Pace alfin quel Dio gli dà.
57.
la mestizia.
La Mestizia è quel dolore,
Che ne nasce in mezzo al core
Quando un qualche dissapore
Rio Destin ci arrecò.
Com rimuovere un tal peso
Come aver maggior vigore?
Deh! ricorri a Dio signore,
Perchè il duol ne fugherà.
58.
l’incostanza.
Incostanza è in cuor di donna
Perchè fral’è per natura;
Guai all’uom per avventura,
Che sperasse fedeltà.
Se qualcun fra quelle mai
Si trovasse non fin-fina,
Quest’è appunto l’Eroina
Che bisogna eccettuar.
59.
il disprezzo.
Disprezzare è d’uom villano
Che non ha educazione;
Se sapesse tal birbone
Quanta perdita ei fa!
Il disprezzo l'uom corríva,
L’uomo fa vendicatore:
Qualche volta il mal-umore
Si è inoltrato a guerreggiar.
60.
l’odio.
L’Odiar Moral divieta
Perchè spegne il sem d’amore,
Ch’è quel ben, che ogni core
Dee ver l'altro risentir.
Noi sappiam che per odiare
L’uom trasmutasi nel bruto
Né ragion ha mai saputo
Far la Pace ritornar.
61.
il giocoFonte/commento: Pagina:Ingarrica - Opuscolo che contiene la raccolta di cento anacreontiche, 1834.djvu/57.
È il Gioco vizio orrendo
Che scialacqua la fortuna,
Che salute, e core imbruna
E l'uom rende a mendicar.
Se talvolta il Gioco ha arriso
A qualcun de’ suoi Cultori,
Non fidar, che mai allori
Meritò da Umanità
Note
- ↑ Dea perchè ha cultori.