[p. 29modifica]DIALOGO
DELLA MODA E DELLA MORTE
MOD. Madama Morte, madama Morte.
Mor. Aspetta che sia l’ora, e verrò senza che tu mi
chiami. 5
MOD. Madama Morte.
MOR. Vattene col diavolo. Verrò quando tu non vorrai.
MOD. Come se io non fossi immortale.
MOR. Immortale ?
Passato è già più che *i millesim'anno 10
che sono finiti i tempi degl’ immortali.
MOD. Anche Madama petrarcheggia come fosse un
lirico italiano del cinque o dell’ottocento ?
MOR. Ho care le rime del Petrarca, perché vi trovo
il mio Trionfo, e perché parlano di me quasi da per tutto. 15
Ma in somma levamiti d’attorno.
MOD. Via, per l’amore che tu porti ai sette vizi capitali, fermati tanto o quanto, e guardami.
bMOR. Ti guardo.
MOD. Non mi conosci ? 20
3 A LA MODA — AMF Madonna (e cosi anche dopo, invece di
Madama) — 9 AMF Immortale? Buone chiacchiere — 11 AMF è finito il
tempo — 14 AMF ci — 15 AMF e parlano — 18 A fermati — quanto e
4 io verrò — 12 Anche la Morte — 13 Lirico — 16 dattorno [p. 30modifica]MoR. Dovresti sapere che ho mala vista, e che non
posso usare occhiali, perché gl’ Inglesi non ne fanno che
mi valgano, e quando ne facessero, io non avrei dove me
gl’ incavalcassi.
5 MOD. Io sono la Moda, tua sorella.
MOR. Mia sorella ?
MOD. Sì : non ti ricordi che tutte e due siamo nate
dalla Caducità ?
MOR. Che m’ ho a ricordare io che sono nemica capi-
10 tale della memoria.
MOD. Ma io me ne ricordo bene ; e so che l’una e
l’altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo
le cose di quaggiù, benché tu vadi a questo effetto per
una strada e io per un’altra.
15 MOR. In caso che tu non parli col tuo pensiero o con
persona che tu abbi dentro alla strozza, alza più la voce
e scolpisci meglio le parole ; che se mi vai borbottando
tra’ denti con quella vocina da ragnatelo, io t’intenderò
domani, perché l'udito, se non sai, non mi serve meglio
20 che la vista.
MOD. Benché sia contrario alla costumatezza, e in
Francia non si usi di parlare per essere uditi, pure perché
siamo sorelle, e tra noi possiamo fare senza troppi rispetti,
parlerò come tu vuoi. Dico che la nostra natura e usanza
I AMF che non tengo occhiali da mettermi — 2 AMF che mi «ieno
a propo«ii<> — 11 A bene, — 13 A le cote — MF cose umane —
17 AMF chè
I Tu dovresti — e non mi trovo occhiali perché — 2 fanno fare —
3 facessero, non — 7 tutt' e — 9 che dittruggo ogni memoria [tono nemica
dell«] — Il che tutt(e due) — 13 coae utnane — 15 con qualcuno eh«
— 18 fra' — 19 I* udito non mi terve meglio che la villa te tu non mi
[coaf puntuale come, piti che la viltà] — 22 •' lui pure — parlare acciocché
•i aenta
— [p. 31modifica]31 —
comune è di rinnovare continuamente il mondo, ma tu fino
da principio ti gittasti alle persone e al sangue ; io mi contento per lo pili delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle
masserizie, dei palazzi e di cose tali. Ben è vero che io
non sono però mancata e non manco di fare parecchi 5
giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare
quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle
bazzecole che io v’appicco per li fori ; abbruciacchiare le
carni degli uomini con istampe roventi che io fo che essi
v’improntino per bellezza; sformare le teste dei bambini 10
con fasciature e altri ingegni, mettendo per costume che
tutti gli uomini del paese abbiano a portare il capo di una
figura, come ho fatto in America e in Asia 5 ; storpiare
la gente colle calzature snelle ; chiuderle il fiato e fare
che gli occhi le scoppino dalla strettura dei bustini ; e cento 15
altre cose di questo andare. Anzi generalmente parlando,
io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportare
ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e
strazi, e qualcuno a morire gloriosamente, per l’amore che
mi portano. Io non ti vo’ dire nulla dei mali di capo, delle 20
infreddature, delle flussioni di ogni sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane, che gli uomini si guadagnano
per ubbidirmi, consentendo di tremare dal freddo o affogare dal caldo secondo che io voglio, difendersi le spalle
4 AMF Bene — 8 AMF — ci appicco — A fóri
1 rinnovare il — 3 contento delle — de’ capelli — 4 de* palazzi —
cose simili — che anch’ io però non ho mancato — 6 giuochi simili ai —
7 dove orecchi, dove — 9 uomini, come quella de’ cavalli — arroventate,
storpiare la gen(te) — 10 de’ — Il per uso [usanza] — 12 uomini —
d una — 13 feci — 14 snelle; farle s(chizzare) — fiato e farle schizzare
— 15 de’ — 16 altri effetti — 17 persuado a tutti — di sopportare —
19 per solo amor mio — 21 d’ ogni [p. 32modifica]coi panni lani e il petto con quei di tela, e fare di ogni
cosa a mio modo ancorché sia con loro danno.
MOR. In conclusione io ti credo che mi sii sorella e,
se tu vuoi, 1’ ho per più certo della morte, senza che tu
5 me ne cavi la fede del parrocchiano. Ma stando cosi ferma,
io svengo ; e però se ti dà l’animo di corrermi allato, fa
di non vi crepare, perch’ io fuggo assai, e correndo mi
potrai dire il tuo bisogno ; se no, a contemplazione della
parentela, ti prometto, quando io muoia, di lasciarti tutta
IO la mia roba, e rimanti col buon anno.
MOD. Se noi avessimo a correre insieme il palio, non
so chi delle due si vincesse la prova, perché se tu corri,
io vo meglio che di galoppo ; e a stare in un luogo, se tu
ne svieni, io me ne struggo. Sicché ripigliamo a correre,
15 e correndo, come tu dici, parleremo dei casi nostri.
MOR. Sia con buon’ ora. Dunque poiché tu sei nata
dal corpo di mia madre, saria conveniente che tu mi giovassi
in qualche modo a fare le mie faccende.
MOD. Io l’ho fatto già per l’addietro più che non
20 pensi. Primieramente io che annullo o stravolgo per lo
continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere
in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che
ella dura universalmente insino a oggi dal principio del
mondo.
25 MOR. Gran miracolo, che tu non abbi fatto quello che
non hai potuto.
I AMF que* — 4 A morte lenza — AMF che me ne abbi a cavare
— 7 AMF ci — 11 AMF noi per caio — 21 diimctlere — 25 A miracolo che
I d' ogni — 2 modo, benché — 8 per conto della parentela — 15 de'
— 17 m‘[mi| aiuUni — 21 tutte le uianze — 22 neMun p [p. 33modifica]aeie
— 33 —
MOD. Come non ho potuto? Tu mostri di non conoscere la potenza della Moda.
MOR. Ben bene : di cotesto saremo a tempo a discorrere quando sarà venuta l’usanza che non si muoia. Ma
in questo mezzo io vorrei che tu da buona sorella, m’aiutassi 5
a ottenere il contrario più facilmente e più presto che non
ho fatto finora. -
Mod. Già ti ho raccontate alcune delle opere mie che
ti fanno molto profitto. Ma elle sono baie per comparazione
a queste che io ti vo’ dire. A poco per volta, ma il più |0
in questi ultimi tempi, io per favorirti ho mandato in disuso
e in dimenticanza le fatiche e gli esercizi che giovano al
ben essere corporale, e introdottone o recato in pregio
innumerabili che abbattono il corpo in mille modi e scor-
ciano la vita. Oltre di questo ho messo nel mondo tali |5
ordini e tali costumi, che la vita stessa, cosi per rispetto
del corpo come dell animo, è più morta che viva : tanto
che questo secolo si può dire con verità che sia proprio
il secolo della morte. E quando che anticamente tu non
avevi altri poderi che fosse e caverne, dove tu seminavi 20
ossami e polverumi al buio, che sono semenze che non
fruttano ; adesso hai terreni al sole ; e genti che si muovono
e che vanno attorno co loro piedi, sono roba, si può dire,
di tua ragione libera, ancorché tu non le abbi mietute,
anzi subito che elle nascono. Di più, dove per (’addietro 25
solevi essere odiata e vituperata, oggi per opera mia le
cose sono ridotte in termine che chiunque ha intelletto ti
I AMF Come io — 2 NL moda — 3 AM questo — 5 AMF tu, da
19 A Morte — 20 A fòsse — 23 A coi
1 Mostra che tu non conosci — 6 facilmente e speditamente di prima
— 8 dell opere 10 A poco a poco — nnn più che altro — 13 introdottone innumerabili — 19 E in vece che — 20 fosse e erotte — 23 e
»anno - 24 l’abbi - 27 ridotte iu grado
-eopardi [p. 34modifica]3
— 34 —
pregia e loda, anteponendoti alla vita, e ti vuol tanto bene
che sempre ti chiama e ti volge gli occhi come alla sua
maggiore speranza. Finalmente perch’ io vedeva che molti
si erano vantati di volersi fare immortali, cioè non morire
5 interi, perché una buona parte di se non ti sarebbe capitata
sotto le mani, io quantunque sapessi che queste erano
ciance, e che quando costoro o altri vivessero nella memoria
degli uomini, vivevano, come dire, da burla, e non godevano
della loro fama più che si patissero dell’umidità della
IO sepoltura; a ogni modo, intendendo che questo negozio
degl’ immortali ti scottava, perché parea che ti scemasse
l’onore e la riputazione, ho levata via quest’usanza di cercare T immortalità, ed anche di concederla in caso che
pure alcuno la meritasse. Di modo che al presente, chiunque
15 si muoia, sta sicura che non ne resta un briciolo che non
sia morto, e che gli conviene andare subito sotterra tutto
quanto, come un pesciolino che sia trangugiato in un boc-
cone con tutta la testa e le lische. Queste cose, che non
sono poche né piccole, io mi trovo aver fatte finora per
20 amor tuo, volendo accrescere il tuo stato nella terra, com'è
seguito. E per quest’effetto sono disposta a far ogni giorno
altrettanto e più ; colla quale intenzione ti sono andata
cercando ; e mi pare a proposito che noi per l’avanti non
ci partiamo dal fianco l’una dell’altra, perchè stando sempre
25 in compagnia, potremo consultare insieme secondo i casi,
e prendere migliori partiti che altrimenti, come anche mandargli meglio ad esecuzione.
MOR. Tu dici il vero, e cosi voglio che facciamo.
9 AMF (iella umidità — 12 AMF questa — 13 AMF la immortalità
— 17 AMF pesciarello — 20 AMF come — 21 A seguito — AMF questo
— 3 io sapeva —- 4 s’ erano — 6 vedessi — 7 costoro in (atti vivessero
— 8 da beffa — 12 quest’ — 13 l'immortalità — 13 che alcuuo la metili
— 15 ne scappa un briciolo — 18 tutte le lische — 21 io sono — di giorno
¡n giorno — 27 ad effetto