Opere volgari (Alberti)/Nota sul testo (volume III)/Elementi di pittura

Elementi di pittura

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Nota sul testo (volume III) - De Pictura Nota sul testo (volume III) - Ludi rerum mathecaticarum

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II

ELEMENTI DI PITTURA

(ELEMENTA PICTURAE)

A) TESTIMONIANZE

a) Redazione volgare

manoscritti

Cambridge (Mass.)
Harvard College Library
1. Cod. Typ . 422, I (H).

Cod. cart. sec. XV, cc. 8 non numerate. Contiene, adesp. e anepigr., gli Elementi di pittura.

Cfr. Faye & Bond, Supplement to De Ricci & Wilson, Census of Medieval and Renaissance mss in the U. S . and Canada cit., New York, 1962, p. 277.


Verona
Biblioteca Capitolare
2. Cod. CCLXXIII (V), cc. 138r-143v.

Per la descrizione del cod. vedi p. 300 di questo volume.

EDIZIONE

L. B. Alberti Opera inedita, a cura di G. Mancini, Firenze, 1980, pp. 48-64 (testo volgare e testo latino a fronte). Ed. basata sul cod. veronese. [p. 342 modifica]


b) Redazione latina

MANOSCRITTI

Bologna
Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
1. Cod. A 266.

Miscellanea cart. sec . XVI. Contiene varie opere sulla geometria e sulla prospettiva (tra cui l’opera di Pietro dal Borgo).

A cc. 122-26: L. B . Alberti Flor. Picturae Elementa ad Theodorum Gazam.

Per la descrizione del cod. vedi Mazzatinti, Inventari, vol. XXX, p. 11O.


Cues
Biblioteca dell’Ospedale
2. Cod. 112.

Miscellanea cart. secc . XV-XVI . Contiene, a cc. 67-73, L. B. Alberti Elementa artis pictoriae, preceduta dalla lettera «ad Theodorum»).

Cfr. J. Marx, Verzeichnis der Handschriften- Sammlung des Hospital zu Cues, Trier, I905, p. 110.


Firenze
Biblioteca Nazionale
Cod. Magl. XVII. 6 (F).

Miscellanea cart. sec . XVII . Contiene tre opere de1l’Alberti: cc. 169r-175v, Elementa Picturae; cc. 176-186, Breve compendium de statua; cc. 187-193, De componendis cifris (incompleto). [p. 343 modifica]


Biblioteca Riccardiana
4. Cod. 927 (FR).

Cod. cart. sec . XVI . Contiene varie opere dell’Alberti: cc. 1r-10v, Elementa picturae; cc. 12-31, De componenda statua; cc. 33-56, De componendis cifris; cc. 59-67, Trivia senatoria.

Cfr. P. O. Kristeller, Iter italicum cit., I, p. 210.


Lucca
Biblioteca Governativa
5. Cod. 1448 (L).

Cod. cart. sec . XVI (rsr8), cc. 54 numerate saltuariamente. Contiene soltanto Elementa picturae (1r-8r) e De pictura dell’Alberti.

Per la descrizione del cod. vedi sopra a p. 302.


Milano
Biblioteca Ambrosiana
6. Cod. O. 80. sup. (A).

Cod. cart. secc . XV-XVI, contenente varie opere dell’Alberti; a cc. 53r-60r, Elementa Picturae ad Theodorum (sec. XV).

Cfr. anche sopra a p. 302.


North Carolina
University Library
7. Cod. 90 (già del rev. A. B. Hunter); cart. sec. XVI (NC).

Contiene dell’Alberti De pictura e Elementa picturae. Per la descrizione del cod. vedi sopra a p. 302 n. [p. 344 modifica]


Oxford
Bodleian Library
8. Cod. Canon. Misc. 121.

Cod. cart. secc. XV -XVI . Contiene a cc. 1-47, L. B. Alberti De pictura; a cc. 47r-54v, Elementa picturae.

Vedi H. O. Coxe, Cod. Ms. Bibl. Bodl. Pars Tertia, Codd. Graecos et Latinos Canonicianos complectens, Oxford, 1854, p. 509, e cfr. sopra a p. 303.

9. Cod. Canon. Mise. 172 (O).

Cod. cart. sec . XV: grande silloge di opere albertiane copiata intorno al 1487. A cc. 221r-225r, Elementa picturae.

Descritto in H. O. Coxe, Cod. Ms. Bibl. Bodleianae Pars Tertia cit., pp. 553-54 (cfr. L. B. Alberti, Musca: Vita S. Potiti, a cura di C. Grayson, Firenze, I954, pp. 10 sgg.).


Parigi
Bibliothèque Nationale
10. Cod. Lat. 10252.

Vedi H. Delisle, «Inventaire des mss conservés à la Bibliothèque Royale», in Bibl. de l’Ècole des Chartes, vol. XXIII, 1862, p. 503.


Roma
Biblioteca Vaticana
11. Cod. Ottob. Lat. 1424 (R).

Cod. cart. sec . XV, contenente L. B . Alberti, Opera selecta, tra cui, a cc. 26r-30v, Elementa picturae, anepigrafo.

Vedi p. 303 del presente volume. [p. 345 modifica]


Torino
Biblioteca Nazionale
12. Cod. 1184 (T).

Utilizzato dal Mancini per la sua ed.; ora distrutto. .


Verona
Biblioteca Capitolare
13. Cod. CCLXXIII (V).

Miscellanea cart. sec. XVI . Cfr. sopra a pp. 300 e 341.

EDIZIONI

1. Gli elementi di pittura per la prima volta pubblicati con un discorso sulla parte avuta dall’Alberti nel rimettere in onore la lingua italiana, a cura di G. Mancini, Cortona, 1864; ed. basata sui due codd. fiorentini.

2. L . B. Alberti Opera inedita, cit. sopra, pp. 47-65; ed. basata sulla precedente e su altri due. codici: il milanese e un manoscritto torinese (n. 1184), ora distrutto.

B) LA PRESENTE EDIZIONE

Come la Pittura così gli Elementi esistono in doppia redazione. Ma nel caso degli Elementi non c’è dubbio che la versione volgare fosse composta prima della latina, che l’Alberti fece ad istanza dell’amico Teodoro Gaza1. Non sappiamo il nome della persona a cui egli indi[p. 346 modifica]rizzò la redazione volgare. La dedica del testo latino invece (che sviluppa la stessa materia della dedica del testo volgare) non solo ci fornisce il nome di Teodoro, ma spiega anche le ragioni della traduzione in latino e indica chiaramente che almeno questa è posteriore alla Pittura. Sembra probabile però, data la stretta somiglianza tra gli Elementi e i «rudimenta» del Lib. I della Pittura, e a giudicare dalla frase «meorum civium gratia edita» adoperata nella dedica al Gaza con riferimento alla redazione volgare, che questa dovesse risalire almeno al periodo del soggiorno fiorentino dell’Alberti se non adirittura allo stesso giro di tempo in cui stese l’opera maggiore sulla pittura2. Per la data della traduzione latina invece bisognerà forse scendere fino all’epoca di Niccolò V quando il Gaza fu a Roma insieme con l’Alberti (1450-55).

Si vede già dalle testimonianze manoscritte che, come nel caso della Pittura, la redazione volgare degli Elementi ha avuto molto meno fortuna di quella latina. Se l’opuscolo volgare fu effettivamente composto dall’Alberti per i suoi concittadini fiorentini, fatto sta che esso oramai sopravvive in due soli codici, ambedue di provenienza settentrionale e con forti impronte linguistiche del nord d’Italia. Sarà certamente passato attraverso altre copie, ora perdute, o che noi non siamo riusciti a rintracciare. Ma la tradizione manoscritta è non soltanto magra e non toscana, è anche piuttosto corrotta, e per ragioni evidenti. Basta leggerlo per rendersi conto delle forti possibilità di incorrere in errori ed omissioni nel trascriverlo: è un testo quasi da far impazzire il copista. Per fortuna, anche se presenta simili problemi per i copisti, la tradizione manoscritta della redazione latina ci offre un testo migliore e più completo, e con ciò la possibilità di correggere alcuni errori nella redazione volgare: entro certi limiti però, perché la versione più tarda non è una semplice traduzione, ma una redazione per certi rispetti più ampia che sembra anche aver subito ritocchi ulteriori alla dedica al Gaza. Conviene perciò trattare i due testi (come le due redazioni della Pittura) come indipendenti e interdipendenti allo stesso tempo.

Per il testo volgare ci siamo basati sul cod. V, servendoci liberamente però del meno corretto, ma talvolta più completo cod. H, e controllando la lezione con quella del testo latino (di cui si dirà sotto). Pare poco probabile che questi due codici riflettano la lingua dell’Alberti; e in questo caso siamo intervenuti alquanto più del solito per emendare [p. 347 modifica]non solo la grafia ma anche, sebbene raramente, le forme linguistiche. Oltre alla riduzione delle grafie latineggianti secondo le norme già esposte nel vol. I, abbiamo: reso con la doppia le serie costanti nei codd. di quelo, tuta, mezo, magiore, legiendo, ecc.: introdotto il raddoppiamento sintattico nella serie de la, a la, quel ultimo, ecc.; reso li con gli davanti a vocale o s + consonante, e x intervocalico con s in bisogna (adottando però ragione da H in luogo del raxon di V); livellato le oscillazioni in vano / vanno, superficie / superfitie (con c), spacio / spatio (con z), qualunche / qualunque, fori / fuori (o fuora); sostituito quale a quali (singolare), queste a un raro questi (plur. femm.), forse a forsi, così a cusì. Abbiamo lasciato stare le altre oscillazioni del cod. V, tra cui le desinenze in -amo accanto a -iamo della Ia pers. plur. del presente (certamente non ignote all’Alberti in altre opere; cfr. la Grammatica); ma nei casi di -amo per -ammo della Ia pers. plur. del perfetto abbiamo preferito quest’ultima forma per ragioni di chiarezza lasciandoci guidare nell’identificazione di tali casi dai tempi del testo latino (p. es . consideramo a p. 3, 3 e 24). Ci siamo permessi alcune integrazioni (indicate da parentesi uncinate), in base al confronto col testo latino, laddove il senso ci sembrava richiederle ed era facile che qualche parola fosse caduta dalla penna del copista. Non abbiamo cercato però di adeguarlo in altri modi al testo più ampio della redazione latina. Per facilitare il confronto tra i due testi abbiamo diviso l’opuscolo in dieci paragrafi, segnati A, B, C, ecc., ed entro questi paragrafi numerato 1, 2, 3, ecc. le varie ‘diffinizione’ o esercitazioni. In mancanza di indicazione contraria, i numeri corrispondono tra un testo e l’altro. Le indicazioni contrarie sarebbero o l’asterisco, che significa che quel tale comma del testo volgare non figura nel testo latino (o viceversa), oppure un numero tra parentesi tonde alla fine di un comma, il quale significa che nell’altro testo quel comma è collocato in ordine diverso e precisamente sotto il numero indicato tra parentesi.

I problemi filologici connessi col testo latino sono di carattere diverso. In sostanza, le varianti tra i codici V e H del testo volgare sono relativamente poche. Più sostanziali invece si rivelano le varianti tra alcuni codici del testo latino, tanto da far sorgere l’ipotesi di una revisione almeno parziale dell’opuscolo da parte dell’autore. Per la presente edizione ci siamo limitati a collazionare quattro codici (L, O, R, V) e a tener conto delle varianti di altri quattro (F, FR, A, T) adoperati dal Mancini per le sue edizioni. Nell’apparato che segue indichiamo con M la seconda edizione del Mancini. Le varianti più importanti si registrano nella sezione E del testo, in cui i comma non soltanto sono molto più [p. 348 modifica]numerosi rispetto al testo volgare, ma nei codici latini da noi esaminati son disposti in ordini diversi tra di loro, e in un codice, R, notevolmente ampliati dalla presenza di quattro esercitazioni che non figurano altrove, né hanno riscontro nel testo volgare. È più probabile che queste siano aggiunte fatte forse in un secondo tempo e dopo la dedica al Gaza della «traduzione», anziché parti del testo «originale» cadute poi per errore di omissione dalla tradizione manoscritta. Che siano aggiunte d’autore è ipotesi attendibile se non sicura. Per i particolari si veda l’apparato, p. 119, 23 sgg., e cfr. pure p. 119, 13.

Per rimanere più vicino al testo volgare e forse anche alla versione latina presentata a Teodoro Gaza, abbiamo scelto come base del nostro testo il cod. O (grande ed importante silloge di opere latine dell’Alberti), correggendolo ed integrandolo in alcuni punti con l’aiuto degli altri codici e dell’edizione del Mancini, e registrando nell’apparato tutte le varianti significative. Ne risulta, crediamo, se non un testo critico definitivo, almeno un testo più corretto e più chiaro di quello del Mancini.

C) APPARATO CRITICO

a) Testo volgare
p. 111 2. H Apresso di noi: H aricordi li quali 3. H om. che: H sa insegnerà e monstrerà 4. H om. e modo: H presto e perfetto 5s. H fugi: H che vedi che è imposibeli 6. H della vera: V condizione.
p. 114 1. H brevissimo 2. H precede le ‘diffinizione’ il tit. Trattato di mathematica 6. H e non la latitudine 10. Integro [e larghezza], che non figura nei codd. 11-12. H per longeza e per largeza 13. V Questi, H Questo: H de esere li antiqui circha lineamenti. Corpo 14. H apellano 15. V quali se sceme 16. Hapello 17. H è acerchia 18. H apellano tuto el circuito delli quasi 19. H ditermina 21. V quali 22. V bendano, H tendono 24. H in mezzo posta qual 2 5. H diterminata.
p. 116 1. V H longeza 3. H om. Questo considerammo noi, e legge invece: Quanto a nostri pentori. Includo (con lievi modifiche della lingua) tutt’e due le frasi che corrispondono al testo latino 12. H Ma a questi gli agiunge che 13. H nomino io 18. H fia 21. H serà quella quando; H om. linee 23. V queli 24. H E questo considerando noi comune a le arche (sic) e a le superficie 26. H dal archa concentrica; H sue certe cioequabile 28. V ad un punto 29. H incore 31. H Rectilinee sono quelle 32. H om. e così 35. V da; H circulo. de le linee codee eperficione canute e colunare non achade a pentori altro a dire se non che li siano composte de fiexe linee.
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p. 118 3. H nulla meno 4. H che lo si 6. H sai ch’egli è due 9. H incrociate 10. H di queli altri' 12. V Si qui; H Rectangoli de qui sono nominati e non rectangoli superficie secondo 13. H loro retti o; H om. e così: H Triangoli e quadrangoli e simele superficie preseno il nome dal numero 14. V et simul: V del numero 17. H disegno. Questi conducano cum certeza e molto presto fano diventare optimi disegnatori 18. H a uno altro ponto 19-20. V fia ... in certi punti cum certi punti 28-29. V om. Scrivere un triangulo ... dato triangulo.
p. 120 1. H scrivi 7. V circumincludere 13. V om. area 23-24. H a le rettilinee e circa a le flexe linee concentriche, V a rettilinee concentriche.
p. 122 2-3 . V om. Data una flessa ... concentrica equale 6. H V producere che una fiexa linea sia (cfr. 10) 7. H minore IO. H V conscrivere che una area sia II. H om. circulare 14-15. V ripete due volte queste righe 18. H om. altra 28. H una archa fiexalinea 34. H a le linee fiexe concentriche 35-36. V om. queste due righe.
p. 124 2. H concentrico ma cum certa proportione maiore 10. H altro cercolo concentrico maiore non equidistante 18. H el ponto 20. H dentro e di fori: V qual un proporzionale 21. V e maggiore 22. V om. basti 27. V om. circa le comminute rettilinee.
p. 126 12. V om. o sia minore 13. V questi: H scrivere 18. V om. quanto 19. V om. circa alle comminute fiessilinee, H flessilinee circulare 21. V om. già che dalle 22. H V reducano: H transcriverò 23. H in una triangulare.
p. 128 3. H V area circulare qualunque 6. V minore (la correzione sembra richiesta dalla riga seguente), H om. minore/maggiore 8. H scrivere 16. V om. basti: H alle comminute aree 119. H averli: H cognosereti, V cognoscere 21. H om. Prego ben ... diligenza emendi.
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b) Testo latino
p. 112 24. O V L M om. ista.
p. 113 7. V habeas 9. V L quantum quidem facis; M maxime. Vale.
p. 115 3. R om. questa riga (n. 1) 12. V R Hoc ita subiunximus, L subiungimus 13. R superficiebus 17. V cuiuscumque 20. R qua earum alla ab altera secernitur linea ducta, V M secernitur.
p. 117 10. R L imitentur, V imitetur 12. R mutato corporis intervallo 16. V dicimus: L M om. hanc 19. R V istam 21. R maioribus aut contra conscribetur minoribus22-23. R superficiem omni tamen dimensionum.
p. 119 1. R quidem et ovales conicarumque 2. M quas 5. O M R om. ita 8. M fiunt; M om. lineae 13. R angulo, non rectangula quae non recto. Non rectus angulus est qui recto aut maior aut minor sit, absque 16. L sequuntur 19. R V instructi; R possint, V possit 21. V principia; R om. quantum ad rectilineas concentricas 23. sgg. L’ordine delle esercitazioni varia da un cod. all’altro. Ho seguito quello di O. Indico qui sotto l’ordine seguito negli altri codd.
V 1, 2, 6, 8, 7, 3, 4, 5, 9 sgg. (=M)
L 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 5, 9 sgg.
R 1, 2, 3-7, 8, 6 (seguito da quattro nn. che non figurano negli altri codd. e che diamo qui sotto), 5, 9 sgg.
a. Datis pluribus lineis quae a diversis punctis protractae sint alteram alteri equalem reddere.
b. Data linea recta dato extra hanc lineam puncto ducere ipso isto a puncto alteram lineam equidistantem priori.
c. Datum angulum in duas equales partes dividere.
d. A puncto extra lineam dato ducere lineam alteram in datam perpendicularem.

33. R lineis a diversis punctis, V in diversum a diversis punctis, L in diversum scritto sopra a diversis punctis.

p. 121 9. R L collocare 35-36. R L om. De ratione ... angulares.
p. 123 7. V maior 23 e 28. O circunducatur 29. V L om. quae; R nunc quantum 30-31. O R V om. De ratione ... commensuratos.
p. 125 1. R describere dato circulo comparem 17. R minori 20. V L aream 22. R fiexilinea angularis et circularis 23-24. R comminutas eritque ardo his quae hactenus diximus persimilis.
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p. 127 10. V maiorem 15. O M R eiusmodi ei inscribere 25-26. R om. due righe.
p. 129 5. R proportione 7. L scriptam: R L proportionaliter: L maiorem 8 e 12. V proinde 15. L comminutas seu altera 16. R prout velis compares 17. O om. viaque 24. L precipiantur 25. V delectantur: V insistent: R V L persequantur 26. R om. totam.


Note

  1. P. H . Michel, La pensée de L. B. A., Parigi, 1930, p. 24, cita il cod. parigino 10252, «précédé de la lettre ad Theodorum Trepezontium» e respinge l’identificazione di Teodoro col Gaza già proposta dal Mancini (Op. ined., p. 47). L’ipotesi del Mancini ci pare sicura. Per altri rapporti dell’Alberti col Gaza, vedi Mancini, Vita cit., passim. Cfr. anche il cod. bolognese, in cui gli Elementa sono esplicitamente indirizzati al Gaza.
  2. Vedi vol. II, p. 182, 15 e cfr. A . Parronchi, Sul significato degli «Elementi di Pittura» di L.. B. Alberti, in «Cronache di archeologia e di storia dell’arte», 6, 1967, pp. 107 -15.