Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto XXVI

Sonetto XXVI

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Sonetto XXVI.


     Qualvolta io penso a quelle fila d’oro
(Ch’al dì mille vi penso e mille volte),
Più per error, dall’altro bel tesoro,
4Che per bisogno e buon giudicio, tolte;
     Di sdegno e d’ira avvampo e mi scoloro,
E ’l viso ad or ad or e il sen di molte
Lagrime bagno, e di desir mi môro
8Di vendicar1 dell’empie mani e stolte.
     Ch’elle non sieno, Amor, da te punite,
Ti torna a biasmo. Bacco al re de’ Traci2
11Fe costar cara ogni sua tronca vite:
     E tu, maggior di lui, da queste audaci
Le tue cose più belle e più gradite
14Levar ti vedi, e tel comporti e taci?


Note

  1. L’assoluto invece del riflessivo; cioè, vendicarmi.
  2. Licurgo, il quale avendo per disprezzo tagliate le viti, da Bacco per vendetta fu tratto a tagliarsi le gambe da sè medesimo. — (Pezzana.)