Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto XXIV

Sonetto XXIV

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Sonetto XXIV.


     Avventurosa man, beato ingegno,
Beata seta, beatissimo oro,
Ben nato lino, inclito bel lavoro
4Da chi vuol la mia Dea prender disegno;1
     Per far a vostro esempio un vestir degno,
Che copra avorio e perle, ed un tesoro
Che avendo io eletta,2 non tôrrei fra il moro3
8E il mar di Gange il più famoso regno.
     Felici voi! felice forse anch’io
Se mostrarle, o con gesti o con parole,
11Io potessi altro esempio ch’ella toglia!
     Quanto meglio di voi che imitar vuole,
Sarà se imita la mia fè, se ’l mio
14Costante amor, se la mia giusta voglia!


Note

  1. Il Sonetto è certamente fatto per qualche egregio modello di veste femminile che la Benucci Strozzi avesse preso a ricopiare in drappo da rivestirne sè medesima. Vuole il Baruffaldi che l’Ariosto avesse altre volte veduta Alessandra «intesa al ricamo di un manto o sopravveste che dovea servire per uno de’ suoi figliuoli (avuti dallo Strozzi) nelle comparse alle pubbliche feste;» e che a questa abilità di lei alludesse ancora nella st. 66, c. XXIV del Furioso. Vita ec., p. 152.
  2. Cioè: se a me toccasse la scelta. — (Molini.)
  3. Vedi la nota 1 a pag. 292.