Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto XXIII

Sonetto XXIII

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Sonetto XXIII.1


     Son questi i nodi d’ôr, questi i capelli,
Ch’or in treccia or in nastro, ed or raccolti
Fra perle e gemme in mille modi, or sciolti
4E sparsi all’aura, sempre eran sì belli?
     Chi ha patito che si sian da quelli
Vivi alabastri e vivo minio tolti?
Da quel volto, il più bel di tutti i volti,
8Da quei più avventurosi lor fratelli?2
     Fisico indôtto, non era altro ajuto,
Altro rimedio in l’arte tua, che tôrre
11Sì ricco crin da sì onorata testa?
     Ma così forse ha il tuo Febo voluto;
Acciò la chioma sua, levata questa,
14Si possa innanzi a tutte l’altre porre.


Note

  1. Il soggetto del presente, come dei Sonetti XXV e XXVI, è simile a quello dell’Elegia XIII; cioè la recisione della bella chioma d’Alessandra, che dovè farsi per comando del medico, in occasione di una grave malattia della medesima. Di ciò ritocca l’autore anche nel Madrigale I.
  2. Pare che il severo medico consentisse alla conservazione di una parte di quella chioma. Si vedano i versi 1 e 3 del Sonetto XXVI.