Opere minori (Ariosto)/Rime varie/Sonetto III

Sonetto III

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Sonetto III.


     O sicuro, secreto e fido porto,1
Dove, fuor di gran pelago, due stelle,
Le più chiare del cielo e le più belle,
4Dopo una lunga e cieca via m’han scôrto:
     Or io perdono al vento e al mare il torto
Che m’hanno con gravissime procelle
Fatto sin qui, poi che se non per quelle,
8Io non potea fruir tanto conforto.
     O caro albergo, o cameretta cara,
Ch’in queste dolci tenebre mi servi
11A goder d’ogni sol notte più chiara!
     Scorda ora i torti e sdegni acri e protervi;
Chè tal mercè, cor mio, ti si prepara,
14Che appagherà quant’hai servito e servi.2


Note

  1. Questo Sonetto ha relazione coll’Elegia VI, «O avventuroso;» e col Sonetto XIII, «Avventuroso carcere.» — (Rolli e Pezzana.)
  2. Hai meritato e meriti servendo. Un quattrocentista, ma dei citati della Crusca dei nostri giorni: «Volesse Iddio che questi danari andassino in mano di chi almeno alcuna particella ne avesse servito o per lo futuro ne servisse!» — «Non che questo uomo cercasse danari, ma egli rinunziò i danari serviti.»