Opere minori (Ariosto)/Poesie attribuite/Sonetto III

Sonetto III

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III.1


     Quell’arboscel che in le solinghe rive
All’aria spiega i rami orridi ed irti,
E d’odor vince i pin, gli abeti e i mirti,
4E lieto e verde al caldo e al ghiaccio vive;
     Il nome ha di colei che mi prescrive
Termine e leggi a’ travagliati spirti,
Da cui seguir non potran Scille o Sirti
8Ritrarmi, o le brumali ore o le estive.
     E se benigno influsso di pianeta,
Lunghe vigilie od amorosi sproni
11Son per condurmi ad onorata mèta;
     Non voglio (e Febo e Bacco mi perdoni)
Che lor frondi mi mostrino poeta,
14Ma che un ginebro sia che mi coroni.




Note

  1. Questo felice componimento dovrebbe, naturalmente, appartenere a quel medesimo che scrisse la canzone V tra le attribuite al nostro poeta.