Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova/IX

IX

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VIII X


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LA

CARITÀ




basso rilievo in gesso


IX.

Questo bassorilievo ci rappresenta l’amabile Carità nel pietoso suo esercizio, e c’invita pur anco soavemente all’esercizio medesimo. Ah! se un essere umano dopo di aver ammirato questo quadro patetico, non cerca avidamente uno sfortunato sopra cui collocare un beneficio, Cielo pietoso, fa ch’egli non abbia mai legame alcuno col figliuol mio!

In una estremità del quadro si vede una tavola con molti pani, ed a lei vicina la Carità, rappresentata da una giovane soavemente atteggiata, e contenta del pietoso suo ministero. La metà superiore della persona è ignuda, coperta l’altra da un lino, che si vede aversi ella ravvolto negligentemente e frettolosamente indosso, non avendo avuto il tempo di rassettarlo, come colei che chiamata dall’indigenza, delitto crederebbe la [p. 27 modifica]perdita di un sol momento. Con le raccolte estremità della veste, essa cuopre alla meglio un bambino che tiene stretto al seno col braccio sinistro, e con la destra mano dolcemente inchinandosi, offre un pane ad un fanciullino dell’età circa di tre anni, il quale prendendolo avidamente con ambe le mani, guarda la sua benefattrice; ma la guarda con quel sentimento di riconoscenza che viene, dirò così, puramente dai sensi, e che non è peranco perfezionato dalla idea morale e sublime della riconoscenza dell’animo. Questo fanciullo è coperto da una grossa tunica, ed è seguito da un giovinetto che, con gli occhi umilemente abbassati, e le mani giunte in atto di chi priega per urgente bisogno, tiene tutta la persona, e particolarmente la testa, atteggiata a umiltà, palesandoci con un certo ribrezzo che dimostra del proprio stato, quanto egli sia poco naturale all’uomo non peranco da una lunga esperienza umiliato e vinto. Egli ha indosso un rozzo vestito proporzionato alla sua indigenza. Le belle membra della Carità, che rimangono in parte scoperte, formano un contrasto singolare con quelle che rimangono ignude dei poveri, le quali sono perfettamente in uno stato di soffrente natura, che non deve, nè può essere abbellito dall’arte. Un vecchio cieco, con le spalle ignude, non avendo che un grosso panno cinto ai lombi, il quale viene a cadergli poco sopra il ginocchio, curvo, languido, s’appoggia [p. 28 modifica]con la mano sinistra alla spalla del giovinetto che lo precede, e con la destra ad un bastone per sostenersi. Certo del benefìcio che lo aspetta, poichè a replicate prove la Carità lo sparse sopra di lui, il suo volto non domanda, ma ringrazia. Il sentimento consolante della ricono scenza trova pure ove collocarsi tra le profonde rughe del suo volto abbattuto per dolcemente rasserenarlo. Ah, la più dolce, e pura voluttà dell’animo non conosce, chi dell’esercizio della carità, e del sentimento della riconoscenza vive digiuno!