Opere di Raimondo Montecuccoli (1821)/Prefazione dell'Editore
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Elogio del principe Raimondo Montecuccoli | ► |
PREFAZIONE
DELL’EDITORE
Le opere militari del Principe Raimondo Montecuccoli scritte da esso in lingua italiana, e voltate da valenti traduttori nelle più nobili favelle d’Europa, rimasero per lungo tempo pressochè incognite agli italiani, dei quali appena i più eruditi si recavano fra le mani la scorretta edizione di Colonia, che è la prima che siasi fatta delle opere di questo grande Autore. A riparare quest’ingiuria, ed a rimettere in onore il nome d’uno de’ più illustri scrittori militari moderni, prese il signor Foscolo, nell’anno 1807, ad emendarne il testo sulla fede d’un manuscritto, il quale, quantunque fosse d’ottima nota, era pur esso mutilato, e in molti luoghi scorretto: quindi è che la splendida edizione di Milano procurata da quell’egregio letterato, benchè di molti pregi estrinseci ed intrinseci fornita, e di nuovi frammenti, e di note, e di belle illustrazioni corredata, non supplisce tuttavia a gran pezza alle lacune che pur troppo s’incontravano nelle edizioni anteriori; oltrecchè l’acre ingegno dell’Editore piegava a stento al paziente e lungo lavoro che esigevano le note apposte dal Montecuccoli al testo delle opere sue, nelle quali tutta raccolse la dottrina militare degli antichi, e che il valoroso commentatore, assuefatto a maggiori voli, trasandò. Desiderava perciò ancora l’Italia una genuina e schietta edizione, la quale, meno ricca di forme e di fregi esteriori, ma più sincera nella lezione, e con quel corredo di note che l’Autore le aggiunse, potesse senza grave spesa andar fra le mani delle persone militari d’ogni ordine, ed essere loro guida e modello tanto nella teorica delle discipline di guerra, quanto nel modo di esporle nella lingua natìa. Di fatto le opere del Montecuccoli furono e saranno sempre considerate non solamente come irrefragabili elementi dell’arte, ma come perpetuo esempio di stile militare.
L’amore caldissimo che io porto ad ogni italiana grandezza, ed il desiderio di onorare la memoria d’uno de’ più insigni nostri capitani, mi spinsero a ricercare d’ogni parte e d’ogni maniera aiuti, onde ridurre le opere di lui in quello stato istesso nel quale erano uscite dalla franca sua penna, coll’animo di ricomporre, mi sia lecito il dirlo, le ossa di questo immortal guerriero nella loro primitiva maestà di forme. Ebbi in questo divisamento così propizia la sorte, che più e più codici d’ottima nota, e anteriori ad ogni edizione ebbi campo ed agio di esaminare e raffrontare; molte pur furono e preziose le varianti che mi si mandarono da più luoghi, sicchè, se nulla manca ancora alla presente edizione, dovrà pur troppo riferirsene il difetto alla poca diligenza mia ed alla disuguaglianza delle mie forze, non mai alla scarsezza di modi onde recarla a buon termine.
Troveranno i lettori al fine del secondo volume una esatta descrizione de’ manuscritti, de’ quali mi sono giovato, in un colla bibliografia delle edizioni del Montecuccoli, che ho dovuto consultare.
Offro adunque all’Italia le opere tutte del Montecuccoli ridotte alla vera loro lezione sulla fede d’ottimi manuscritti, e secondo le varianti desunte dall’autografo, che si conserva in Vienna, colle note dell’Autore debitamente riscontrate sui testi citati; queste sono contrassegnate colla lettera M. Al testo ed alle note del Montecuccoli vanno aggiunti per maggior pregio dell’opera; 1.° Il bellissimo elogio che scrisse di questo grande suo concittadino il Conte Agostino Paradisi, elogio che ho creduto dover sostituire alle vite, che alcuni ignari biografi ne hanno scritto, e che non possono chiamarsi a confronto di questo stimato lavoro nè per la verità delle cose, nè per la dignità e l’eleganza delle parole; 2.° Le note e le considerazioni del signor Foscolo relative all’arte; e queste verranno nel corso dell’opera distinte colla lettera F; 3.° Le note geografiche del traduttore francese, segnate dalle iniziali Tr. Fr.; 4.° Finalmente alcune poche mie osservazioni critiche e filologiche; e queste non hanno segno di sorta. Ho posto in calce al primo volume le belle considerazioni del signor Foscolo sull’uso degli antichi libri di guerra, e sui Dragoni, rimandando a suo luogo e sotto il testo quella dello stesso Autore sui Catafratti: seguitano alcune mie considerazioni sulle scuole pratiche degl’ingegneri militari, ed una dissertazione sui campi trincerati, sola parte lasciata intatta dal Montecuccoli, e che io desunsi dalle aggiunte del generale Turpin-de-Crissé, e dagli aurei precetti del Boussmard. Nel secondo volume viene per la prima volta alla luce un’operetta inedita del Montecuccoli intitolata: L’Ungheria, accompagnata da una dissertazione apposita per provarne l’autenticità.
Non ho creduto pregio dell’opera il ristampare il libro noto per diversi titoli, ora di Sistema dell’arte bellica, ora d’azione bellica, ora d’arte universale della guerra, perchè non è questo che un abbozzo, od un centone della grand’opera del Montecuccoli.
Finalmente, acciocchè nulla mancasse di quanto poteva accrescere il lustro dell’edizione, nella quale lo stampatore ed il librajo, che ne hanno assunto il carico, ebbero principalmente in mira una modesta semplicità congiunta ad una grande accuratezza, avranno i lettori in questo primo volume il ritratto dell’illustre Capitano Modenese, un simile de’ suoi caratteri preso da una delle lettere originali di lui, e in fronte all’elogio lo stemma della famiglia Montecuccoli.
Ho pagato, per quanto era in me, un giusto tributo di riconoscenza a tutti coloro, che mi furono liberali d’ajuto e di consiglio per questa edizione, manifestandone i nomi e l’opera nella descrizione de’ codici posta in calce al secondo volume, e se io non posso onorarli e riconoscerli maggiormente, sia la colpa della fortuna che da troppo gran tempo m’aggrava.
Quale e quanta sia stata la lunga ed ostinata fatica, che ho posto intorno a quest’opera, nessuno potrà pienamente estimare, ove non prenda a raffrontare colla presente edizione i manuscritti, e le edizioni anteriori; ma se ho restituito nei meritati onori la memoria e le opere di quel Grande, se ho dato con esse un esemplare di dottrina e di stile militare agli italiani, se ho vendicato all’Italia quella gloria che l’invidia tenta pur di contenderle, crederò bene spesi i miei sudori, e me ne stimerò abbondevolmente ricompensato; oltrecchè dolcissima ed orrevolissima ricompensa io reputo il Sovrano favore, col quale S. M. degnò di accogliere e di approvare l’idea di questa nuova edizione, ordinando che essa fosse tra i libri assegnati all’istruzione degli alunni della R. Accademia Militare.
Torino, 1.° settembre 1821.
G. Grassi.
LETTERA DEL CONTE MONTECUCCOLI
AL DUCA DI MODENA.
Ser.mo Principe, mio Sig.r e P.ron Col.mo;
Dalle mie lettere passate V. A. havrà di mano in mano inteso quello, che S. M. ha volsuto, ch’io faccia, e come ho finalmente ubbidito, havendo veramente ricevuto grazie particolari dalla sua clemenza, la quale si è anco degnata di promettermi di lasciarmi venir in Italia questo prossimo inverno vegnente, et in ogni caso di bisogno di V. A. concedermi licenza di venir a servirla, in conformità della lettera Cesarea ch’ella havrà di già ricevuto. Ora mi giunge quella de’ 2. di maggio, che V. A. si è degnata di scrivermi, e sì come resto soprafatto dalla sua humanità, con la quale si inchina a condiscendere al vantaggio de’ miei interessi, et a farmi conoscere l’affetto, con che Ella favorisce i suoi servitori, così credo, che nella promessa di S. M. sia adempito quel fine, che V. A. commanda, cioè, che ad ogni sua richiesta io sia subito a presentarmi al suo servigio. Ma in tutt’i casi io posso ben assicurare l’A. V. che havendo io ambiziosamente, e per obbligo e per inclinazione dedicato la vita al suo servigio, molto più vi dedico, e vi consacro tutte le sostanze, e che non vi sarà mai ritegno, che m’intrattenga di venire, e di volare a’ suoi cenni. Resta solo, che vengano li suoi commandamenti in tale disposizione, che qui alla Corte, non mi possa essere diametralmente prohibito, e ch’io non havessi a venire, come fuggitivo senza licenza, perchè sarei rovinato di riputazione, e così mi renderei anche inhabile al suo servigio; chè nel resto non curerò cosa alcuna. Parto in questo punto per l’armata, sì come l’ho avvisata avant’hieri, e porto meco la cifra, che secondo il suo ordine mi fu data dal S. Residente, il che servirà d’avviso all’A. V. S. alla quale riverente mi inchino.
Di Vienna lì 16 maggio 1644.
Di V. A. S.
Umilissimo e Devotissimo Vassallo e Servitore |