Opere (Lorenzo de' Medici)/XVI. Canti carnascialeschi/Canzona II.
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ii
Canzona de’ profumi.
Siam galanti di Valenza
qui per passo capitati,
d’amor giá presi e legati
delle donne di Fiorenza.
Molto son gentili e belle
donne nella terra nostra:
voi vincete d’assai quelle,
come il viso di fuor mostra;
questa gran bellezza vostra
con amore accompagnate;
se non siete innamorate,
e’ saria meglio esser senza.
Quanto è una buona spanna
vaselletti lunghi abbiamo;
se dicessi: — Altri v’inganna, —
noi ve li porremo in mano:
ritti al luogo li mettiamo;
nella punta acceso è il foco,
onde sparge a poco a poco
dolce odor, che ha gran potenza.
Or dell’olio vogliam dire:
ha odore e virtú tanta,
che fa altri risentire
dal capo insino alla pianta.
L’olio è una cosa santa,
s’è stillato in buona boccia:
esce fuori goccia a goccia;
se piú pena, ha piú potenza.
L’olio sana ogni dolore
e risolve ogni durezza;
tira a sé tutto l’umore,
trae dal membro la caldezza,
penetrando la dolcezza
quanto piú forte stropicci:
se hai triemiti o capricci,
usa l’olio e sarai senza.
Noi abbiamo un buon sapone,
che fa saponata assai:
frega un pezzo, ove si pone;
se piú meni, piú n’arai.
Evv’egli accaduto mai,
donne, aver l’anella strette?
Col sapon, che cava e mette,
cuoce un poco: pazienza!
Donne, ciò che abbiamo è vostro.
Se d’amor voi siate accese,
metterem l’olio di nostro,
ungeremo a nostre spese;
abbiam olio del paese,
gelsi, aranci e monguí;
se vi piace, proviam qui:
fate questa esperienza.