Opere (Lorenzo de' Medici)/XVI. Canti carnascialeschi/Canzona I.
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Canzona de’ confortini.
Berricuocoli, donne, e confortini!
Se ne volete, i nostri son de’ fini.
Non bisogna insegnar come si fanno,
ch’è tempo perso, e ’l tempo è pur gran danno;
e chi lo perde, come molte fanno,
convien che facci poi de’ pentolini.
Quando gli è ’l tempo vostro, fate fatti,
e non pensate a impedimenti o imbratti:
chi non ha il modo, dal vicin l’accatti;
e’ preston l’un all’altro i buon vicini.
Il far quest’arte è cosa da garzoni:
basta che i nostri confortín son buoni.
Non aspettate ch’altri ve li doni:
convien giucare e spender bei quattrini.
Non abbiam carte, e fassi alla «bassetta»,
e convien che l’un alzi e l’altro metta;
e poi di qua e di lá spesso si getta
le carte; e tira a te, se tu indovini.
O a «sanz’uomo» o «sotto» o «sopra» chiedi,
e ti struggi dal capo infino a’ piedi,
infin che viene; e, quando vien poi, vedi
stran visi, e mugolar come mucini.
Chi si truova al di sotto, allor si cruccia,
scontorcesi e fa viso di bertuccia,
ché ’l suo ne va; straluna gli occhi e succia,
e piangon anche i miseri meschini.
Chi vince, per dolcezza si gavazza,
dileggia e ghigna, e tutto si diguazza;
credere alla Fortuna è cosa pazza:
aspetta pur che poi si pieghi e chini.
Questa «bassetta» è spacciativo giuoco,
e ritto ritto fassi, e in ogni loco;
e solo ha questo mal, che dura poco;
ma spesso bea chi ha bicchier piccini.
Il «flusso» c’è, ch’è giuoco maladetto:
ma chi volessi pure uscirne netto,
metta pian piano, e inviti poco e stretto;
ma lo fanno oggi infino a’ contadini.
Chi mette tutto il suo in un invito,
se vien «flusso», si truova a mal partito;
se lo vedessi, e’ pare un uom ferito:
che maladetto sie Sforzo Bettini!
«Trai» è mal giuoco, e ’l «pizzico» si suole
usare, e la «diritta» a nessun duole:
chi ha le carte in man, fa quel che vuole,
s’è ben fornito di grossi e fiorini.
Se volete giucar, come abbiam mòstro,
noi siam contenti metter tutto il nostro
in una posta: or qui per mezzo il vostro,
sino alle casse, non che i confortini.