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238 xvi - canti carnascialeschi

     Chi si truova al di sotto, allor si cruccia,
scontorcesi e fa viso di bertuccia,
ché ’l suo ne va; straluna gli occhi e succia,
e piangon anche i miseri meschini.
     Chi vince, per dolcezza si gavazza,
dileggia e ghigna, e tutto si diguazza;
credere alla Fortuna è cosa pazza:
aspetta pur che poi si pieghi e chini.
     Questa «bassetta» è spacciativo giuoco,
e ritto ritto fassi, e in ogni loco;
e solo ha questo mal, che dura poco;
ma spesso bea chi ha bicchier piccini.
     Il «flusso» c’è, ch’è giuoco maladetto:
ma chi volessi pure uscirne netto,
metta pian piano, e inviti poco e stretto;
ma lo fanno oggi infino a’ contadini.
     Chi mette tutto il suo in un invito,
se vien «flusso», si truova a mal partito;
se lo vedessi, e’ pare un uom ferito:
che maladetto sie Sforzo Bettini!
     «Trai» è mal giuoco, e ’l «pizzico» si suole
usare, e la «diritta» a nessun duole:
chi ha le carte in man, fa quel che vuole,
s’è ben fornito di grossi e fiorini.
     Se volete giucar, come abbiam mòstro,
noi siam contenti metter tutto il nostro
in una posta: or qui per mezzo il vostro,
sino alle casse, non che i confortini.