Odi (Anacreonte)/Ode XX
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ALLA SUA DONNA.
Già la feconda Niobe
In ruvido macigno
Sulle colline Frigie
Fu convertita un dì. 4
E un dì la vaga e bella
Sposa del crudo Tereo
Si vide in rondinella
Cangiata ancor così. 8
Cangiarmi in vetro lucido,
Mio bene, anch’io vorrei,
Perchè il tuo volto amabile
Veder potessi in me. 12
O in ricco manto adorno
Gli Dei mi trasformassero
Per esser qualche giorno
Portato almen da te. 16
Perchè le membra tenere
Potessi circondarti,
D’un fresco fonte e limpido
Esser vorrei l’umor. 20
Luce degli occhi miei,
Per la tua pelle morbida
Esser non sdegnerei
Un delicato odor. 24
Al sen ricolmo e tumido
Servir vorrei di cinto,
O pure al collo candido
Di lucido monil. 28
Esser vorrei cangiato
Anche in negletto sandalo,
Per esser poi calcato
Dal piede tuo gentil. 32