Ode XX

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Anacreonte - Odi (Antichità)
Traduzione dal greco di Francesco Saverio de' Rogati (1824)
Ode XX
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ALLA SUA DONNA.


ODE XX.


Già la feconda Niobe
     In ruvido macigno
     Sulle colline Frigie
     Fu convertita un dì. 4

E un dì la vaga e bella
     Sposa del crudo Tereo
     Si vide in rondinella
     Cangiata ancor così. 8
 
Cangiarmi in vetro lucido,
     Mio bene, anch’io vorrei,
     Perchè il tuo volto amabile
     Veder potessi in me. 12

O in ricco manto adorno
     Gli Dei mi trasformassero
     Per esser qualche giorno
     Portato almen da te. 16

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Perchè le membra tenere
     Potessi circondarti,
     D’un fresco fonte e limpido
     Esser vorrei l’umor. 20
Luce degli occhi miei,
     Per la tua pelle morbida
     Esser non sdegnerei
     Un delicato odor. 24
 
Al sen ricolmo e tumido
     Servir vorrei di cinto,
     O pure al collo candido
     Di lucido monil. 28
Esser vorrei cangiato
     Anche in negletto sandalo,
     Per esser poi calcato
     Dal piede tuo gentil. 32