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Una vecchia antipatia

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Una vecchia antipatia.


Fosse mitezza d’animo o leggiadria d’ingegno o raffinatezza d’incivilimento o qualche altra quisquilia rettorica, fatto sta che i fiorentini, fra i varj popoli dello Stivale, furono i primi a gridare abbasso la ghigliottina.

Questa loro antipatia per la pena capitale apparve in ogni tempo così diffusa e pervicace, che lo stesso Granduca, ricordandosi che in fin dei conti egli non era altro che un forestiero a Firenze, dovè rassegnarsi a quel proverbio che dice «paese che vai, usanza che trovi» e finì anche lui col non parlar più nè del boia nè d’altre porcherie. [p. 204 modifica]

Ma i partigiani accaniti della pena di morte, di quella pena, come dicono loro, suprema per efficacia e per moralità, non hanno mai saputo intendere tutto quest’odio feroce dei fiorentini per il patibolo; e se lo domandate anche a me a quattr’occhi, rispondo francamente che non lo intendo neppur io.

Siamo giusti, via: che cosa ha fatto mai di male quella buona donna della Ghigliottina e la sua cara sorella di latte, la Forca, per perseguitarle con tanto accanimento?

Dove volete trovare nel mondo una cosa più semplice e più innocente di un colpo di mannaia sul collo o di un nodo scorsoio intorno alla gola? A lamentarsi di queste piccole inezie mi par quasi lo stesso che dir male della Provvidenza Divina!

Dite piuttosto che le belle arti se ne vanno e che pur troppo spariscono una dietro l’altra, con una furia vertiginosa. Non è molto, difatti, che sparve la tortura: oggi si muove una guerra spietata al patibolo, e la stessa impalatura alla turca corre gravissimi pericoli. Dio sperda il tristo augurio: ma se i turchi, prima o poi saranno cacciati da Costantinopoli, vedremo arrivare in Italia una selva intera di pali inoperosi, e disgraziamente non sapendo noi dove piantarli, saremo costretti a lasciarli marcire nei magazzini. Quanta grazia d’Iddio sciupata!...

D’altra parte anche i fiorentini bisognava un po’ compatirli, perchè fra di loro ve n’erano di quelli così baccelloni e superstiziosi, che [p. 205 modifica]aborrivano la ghigliottina, perchè credevano ingenuamente che la testa fosse una parte integrante e necessaria dell’organismo umano! Questi pregiudizj, si capisce bene, sono figli dell’ignoranza, e forse del tempo spariranno. Io spero molto dall’istruzione obbligatoria.

Alcuni fiorentini arrivarono fino a gridare pubblicamente che la ghigliottina era una grande immoralità! Ubbie! rispondo io. Come si può egli immaginare uno spettacolo più morale e al tempo stesso più innocentemente ricreativo di quello di vedere un uomo pagato apposta dal governo perchè ammazzi un altr’uomo con tutte le regole dell’arte e con tutti i riguardi dovuti al delitto infelice?

Dove volete trovare un altro pulpito più adattato del patibolo, per predicare alle moltitudini il rispetto alla vita del prossimo e il sacro orrore per lo spargimento del sangue umano?

Io piuttosto mi appassiono sulla misera sorte riserbata a quei poveri diavoli, che si tiravano su per l’impiego di grandi Giustizieri! Mio Dio! quante vocazioni crudelmente soffocate e quanti bell’ingegni tagliati in erba!