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rivano la ghigliottina, perchè credevano ingenuamente che la testa fosse una parte integrante e necessaria dell’organismo umano! Questi pregiudizj, si capisce bene, sono figli dell’ignoranza, e forse del tempo spariranno. Io spero molto dall’istruzione obbligatoria.

Alcuni fiorentini arrivarono fino a gridare pubblicamente che la ghigliottina era una grande immoralità! Ubbie! rispondo io. Come si può egli immaginare uno spettacolo più morale e al tempo stesso più innocentemente ricreativo di quello di vedere un uomo pagato apposta dal governo perchè ammazzi un altr’uomo con tutte le regole dell’arte e con tutti i riguardi dovuti al delitto infelice?

Dove volete trovare un altro pulpito più adattato del patibolo, per predicare alle moltitudini il rispetto alla vita del prossimo e il sacro orrore per lo spargimento del sangue umano?

Io piuttosto mi appassiono sulla misera sorte riserbata a quei poveri diavoli, che si tiravano su per l’impiego di grandi Giustizieri! Mio Dio! quante vocazioni crudelmente soffocate e quanti bell’ingegni tagliati in erba!


Le tre debolezze.


Il fiorentino aveva tre cose, che erano tutto il suo orgoglio e delle quali si vantava sempre e alla presenza di tutti: cioè, il Campanile di Giotto, la cortesia tradizionale dei fiorentini