O chiaro, o vile, o per grand'ôr felice

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura O chiaro, o vile, o per grand’ôr felice Intestazione 8 maggio 2023 75% Da definire

Questa, che 'l buon Vulcano Tutti gli uman desiri
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LIV

A MONSIGNOR

ASCANIO CARDINAL COLONNA

E VICERÈ D’ARAGONA


O chiaro, o vile, o per grand’ôr felice,
     O lagrimoso in povertate oscura,
     A’ bei raggi del Sol tutti ne fura
     L’empia man della morte falciatrice.

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Solo quaggiù l’inevitabil messe
     Virtù volando imperiosa scherne;
     E questo avvien, perchè le Muse eterne
     Negar non sanno alle virtù sè stesse.
120Nè creder unqua, o de’ Latini alteri
     Alto ornamento in sulle rive al Tebro,
     E chiaro in ostro sulle rive all’Ebro,
     Alto conforto de’ possenti Iberi.
Non creder unqua, che l’amabil Clio
     125Su lira armonïosa arco percota,
     O dal musico sen sparga una nota,
     Se alto merto onorar non ha desìo.
Ben Cigno lusinghier, perchè s’asperga
     Ricca viltà di mercenario vanto,
     130Gorgogliando talor si sforza al canto,
     Ma non greggia sì vil Parnaso alberga.
Agli avi tuoi, che di sudor la fronte
     Almo cospersi l’alma Italia ornaro,
     Lor concento immortal tutte sacraro
     135L’inclite Dee dell’Eliconio fonte.
Quinci torbido obblio nube non spira,
     Che pur osi appressargli; Alpe, Pirene,
     Il Tago, e l’Istro, l’Africane arene,
     Eufrate, Gange i sì gran nomi ammira.
140Ma gl’Italici cor del sangue egregio,
     Qual di supremo onor, vantansi appieno;
     Or tu che volgi nel tuo nobil seno
     De’ tuoi pensando al celebrato pregio?
Pensi, che a’ raggi dell’altrui splendore
     145Non degna rischiararsi altero ingegno;
     Però rivolto della gloria al segno,
     Sferza ti fai del singolar valore.
Certo, se contra ingiurïosi ed empi
     Eri scelto a vibrar ferro lucente
     150Svegliar poteanti, ed agitar la mente
     Con lungo grido i Colonnesi esempi.
Ma quando Pace incomparabil Dea,
     La mansueta man t’armò d’uliva,
     Perchè fermassi, mentre al Ciel sen giva,
     155Schifa del mondo rio, la bella Astrea.
Prendi a mirar, come dell’ôr l’etate
     Prospero addusse a’ Milanesi, e come
     Napoli di Pompeo corona il nome,
     Per cui trasse non meno auree giornate.
160Nè dal saldo pensier ti si scompagne,
     Che disgombrando nembi atri e funesti
     Il tuo gran genitor grazie celesti
     Piover facea sopra l’Etnee campagne.
A buon nipote è il gran valor degli avi
     165Stimolo acuto; or te medesmo avanza;
     Adempi d’Aragon l’alta speranza
     Col tesor di virtude ond’hai le chiavi.
Fin qui la bella Clio per tua memoria
     Sopra cetera umil vuol ch’io ragioni;
     170Ma da quest’ora innanzi alteri suoni
     Servi farà della tua nobil gloria.