Novellette e racconti/XXXVI. Come alcuni Schiavoni facessero partire svergognati due paladini

XXXVI.
Come alcuni Schiavoni facessero partire svergognati due paladini

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Come alcuni Schiavoni facessero partire svergognati due paladini
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Come alcuni Schiavoni facessero partire svergognati due paladini.


In certe botteghette di campagna mal provvedute si veggono diverse scatole con le loro iscrizioni di fuori che pajono additare quel che vi è dentro; ma la è come dire una maschera e un’apparenza del bottegajo, il quale con quella bella mostra vuol mantenere il concetto delle faccende. E però se qua vedi scritto Gherofani, non ti affidare, chè vi saranno finocchi, e dove leggi Cannella, pensa che vi troveresti una polvere di tegolo pesto con alcun poco di odore; e così di’ del pepe e di tutte le altre [p. 63 modifica]scritture. Il somigliante è di certi uomini, che di fuori leggi una cosa e dentro sono un’altra. Tu vedi in alcuni una scritta estrinseca: pratica con essi, la mercatanzia è un’altra. Ci sarebbero mille esempi; ma quello che io vidi pochi giorni fa sulla riva degli Schiavoni, basti per ora.

Due uomini col cappello alla sgherra e con un’andatura da paladini che guardavano tutto con occhi biechi e spiravano valenteria e franchezza, non so per qual cagione vennero a quistione insieme. I fatti sono vicini alle villanie, onde, dopo un saettamento di parole, sguainarono le coltella, ma non con molta furia. Uno di essi, forse per non ammazzare l’altro, si ritrasse col suo coltello alla mano in una bottega, e di là come in un torrione sbalestrava ingiurie, mentre l’altro faceva qualche passo per andargli incontro con molta voce, ma poca prontezza perchè l’ira gli avea forse percossi i nervi delle ginocchia. Intanto certi uomini veramente maschi e di una nazione tutta cuore, di quelli che costumano universalmente sopra quella riva, alla quale hanno dato il cognome, presero i due nemici per le braccia e gli pregavano con dolcissimi conforti a non volersi sbudellare; ma essi trattenuti, più infiammavano e si dibattevano, che parevano invasati. Gli Schiavoni con caritativa voce gli pregavano, ed essi peggio; tanto che convenne usare un’altra eloquenza. Venuto a noja a coloro che gl’intrattenevano l’infruttuoso pregare, levarono tutti ad un tratto chi certe palme di mano che pareano di acciajo, e chi certi piedi pesanti come magli, e cominciarono a picchiare in bottega e fuori. Il primo colpo dato di fuori a palma aperta dello insù allo ingiù sul capo del combattente, gli fece schizzare il sangue del naso di qui colà, e il primo calcio che toccò al paladino custodito dalla bottega, lo gittò a terra come un capezzale; e i frammettitori suonavano senza dir parola. I due guerrieri si levarono, e l’uno mettendosi la mano al naso e l’altro alla parte colpita dal calcio, zitti e cheti come olio ne andarono da due diverse parti, [p. 64 modifica]accompagnati dalle occhiate dei loro benefattori che gli guardavano come aspidi, senza aprir bocca. Le coltella ritrovarono le guaine, e tutto fu pace e contentezza in un momento.