Novelle (Sercambi)/Novella XXXVI

Novella XXXVI

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Novella XXXV Novella XXXVII
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XXXVI


Voltatosi l’autore alla brigata dicendo se la novella ditta era loro piaciuta, lo preposto e tutti disseno di sì. E comandatoli che una ne dica fine che a Montefiasconi seranno giunti, l’altore disse: «Volentieri»; e parlando disse:


DE MALITIA ET PRUDENTIA

Di prete Pasquino e della troia.


Carissime et oneste donne, e’ fu innel contado di Lucca in una villa chiamata Gello uno prete chiamato prete Pasquino, omo d’assai cattiva vita e molto sollazieri, il quale con ogni modo che potea ingannava o cercava d’ingannare le donne della sua parrocchia et eziandio dell’altre.

E stando in tal maniera, innella chiesa di Gello e’ tenendo scuola di molti fanciulli, infra’ quali ve n’era uno di anni vii, figliuolo di uno giovano nomato Barsotto, e avea questo fanciullo una sua madre di xxv anni bellissima nomata monna Moccina, la quale com’è usanza de’ lavoratori d’andare all’orazioni, col marito e talora sola il dì delle feste visitava la chiesa dove prete Pasquino dimorava.

E veduto prete Pasquino monna Moccina più volte, venendoli voglia d’aver a fare con essoseco, e veduto se con lei parlar potesse senza compagnia e mai non li venne fatto — per niuno modo non si sarè’ col prete fermata a parlare — , prete Pasquino, che non può il suo mal pensieri mettere in efetto, pensò con alcun motto toccarla, e più volte per certo modo di motti la pungea. [p. 170 modifica]Monna Moccina ciò sentendo li disse che tacesse se male non volesse li fusse fatto. E prete Pasquino, vedendo che non giovava motti ditti alla donna, pensò come malvagio battere il figliuolo di monna Moccina più sevente che di prima fatto non aveva. E tutto questo battere facea a fine che il fanciullo spaurendo di sé farè’ quello che prete Pasquino li comandasse; e per questo modo più d’un mese con battiture lo tenne in tremore.

E veduto prete Pasquino il fanciullo con tal tremore, pensò a lui dire quello che volea facesse, in quanto monna Moccina a lui non aconsentisse a fare quello volea. Ma prima che al fanciullo dicesse niente, la domenica seguente vedendo monna Moccina sola li disse: «Moccina, io mi moro di te, e faresti ben a venire una notte a dormire meco, altramente io terrò modo che tel converrà fare». La donna onesta disse: «Sere, voi parlate disonestamente et avete fatto male a dirmi quello avete ditto». Prete Pasquino replicando li disse: «Io t’ho ditto mia intenzione e farai bene a fare quello che io voglio, altramente io tel farò fare a mal tuo grado». La donna coruciosa disse che andasse innel malanno.

E tornò a casa e <tutto> narrò al marito, dicendo: «Questo nostro prete dé esser di cattiva condizione». Lo marito dice: «Perché lo dici?» La donna disse: «Perché m’ha ditta alcuna parola assai disonesta, ben che a lui rispuosi quello si convenia». Barsotto disse: «Moccina, se più t’acorgi di lui che verso di te volesse fare o facesse cosa che vergogna e danno te ne potessi incontrare, dicamelo et io lo pagherò come sarà degno». La donna disse di farlo, e come savia, per non venire a tal partito pensò di non andare in luogo dove prete Pasquino sia né eziandio alla chiesa.

Prete Pasquino, <vedendo> che la donna non aparisce dov’è lui, si pensa per altro modo che fatto avea averne suo piacere. Et uno giorno chiamò il suo figliuolo di monna Moccina e disseli: «Se tu vuoi che io non ti batti più io vo’ che tu m’areghi de’ peli di tua madre che ha tra le cosce di sotto; e mettera’li in questa poga di carta che io ti do». Lo fanciullo disse: «Come ne potrò avere?» Prete Pasquino disse: «Quando dorme, metteli la mano [p. 171 modifica]colagiù e piglia de’ peli et aregameli, et io non ti darò più e anco ti darò de’ biricuocoli». Lo fanciullo, per non esser più battuto e per aver de’ biricuocoli, disse di farlo.

E la sera essendosi coricato a lato alla madre e col padre, volendo servire lo prete distese la mano credendo che la madre dormisse. <La madre> sentendosi toccare al figliuolo, non pensando malizia disse: «Che fai?» Lo fanciullo tirò la mano arieto senza dir nulla. E stato alquanto, il fanciullo simile misse la mano al pennecchio per tirare. La madre disse: «Che fai?» Lo fanciullo cheto. La madre disse: «Che vuol dire che ’l mio figliuolo stasera tien sì fatti modi che mai volse?» Lo marito che ciò ode disse: «Elli lo farà in dormendo». La madre stata alquanto senza parlare, il fanciullo pensa che la madre dorma, e misso mano lagiú e preso per tirare, la madre regatasi a sedere volse sapere dal fanciullo la cagione. Lo fanciullo disse tutto ciò che ’l prete l’avea imposto, dicendo: «Hae promesso di non darmi, et eziandio mi darà de’ biricuocoli se di cotesti peli di sotto li porto». Lo marito e la donna pensonno: «Certo questo prete vorrà fare qualche malia».

E subito uscìo il marito e la donna di letto et alla troia n’andaron e de’ peli della troia preseno et innella carta li misseno e disseno al figliuolo: «Porta questi al prete». Lo fanciullo quelli portò al prete.

Prete Pasquino vedendoli biondi disse fra sé: «Costei è bella donna; ora arò mia volontà». E fatto suoi incanti e malie sopra di quelli peli pensando fusseno quelli di monna Moccina, e, fatto lo ’ncanto, subito la troia di Barsotto fracassando il porcile e rompendo, di subito se n’andò alla chiesa. Barsotto c’ha sentito tutto, va diritto alla troia e vede la troia esser già in chiesa: di rabia si volea gittare a dosso al prete. Il prete, che non pensa quello ha fatto, fugge su per le scale: la troia dirieto; il prete in sala, la troia dirieto; lo prete in camera e chiuse l’uscio.

Barsotto che vede tal fatto, disse: «Or è costui il diaule?» E tratto coll’arme a l’uscio della camera e quello spezzato, dicendo: «Traditore, tu se’ morto che ora veggo quello volei fare della donna mia; ma ella savia che ti mandò de’ peli della troia. [p. 172 modifica]Ma io ti pagherò!» Lo prete era montato in su una finestra; la troia stava <sotto>. Barsotto che vede il prete in sulla finestra, di una spada li diè sulla testa. Prete Pasquino per lo colpo cadde della finestra in uno orto; la troia scese la scala et innell’orto n’andava. Li vicini che sentinno lo romore traggano là. E veduto il prete in terra ferito e rottosi le gambe per lo cadere e la troia li stracciava a dosso, Barsotto, per non perdere il suo, pensando aver fatto assai, narrato la cosa ai vicini, prete Pasquino fu rilevato e fatto medicare e di quello comune cacciato. E Barsotto non potendo ritener la troia che andar volea dirieto al prete, sì l’uccise.

E per questo modo prete Pasquino fu pagato.

Ex.º xxxvi.