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XXXVI


Voltatosi l’autore alla brigata dicendo se la novella ditta era loro piaciuta, lo preposto e tutti disseno di sì. E comandatoli che una ne dica fine che a Montefiasconi seranno giunti, l’altore disse: «Volentieri»; e parlando disse:


DE MALITIA ET PRUDENTIA

Di prete Pasquino e della troia.


Carissime et oneste donne, e’ fu innel contado di Lucca in una villa chiamata Gello uno prete chiamato prete Pasquino, omo d’assai cattiva vita e molto sollazieri, il quale con ogni modo che potea ingannava o cercava d’ingannare le donne della sua parrocchia et eziandio dell’altre.

E stando in tal maniera, innella chiesa di Gello e’ tenendo scuola di molti fanciulli, infra’ quali ve n’era uno di anni vii, figliuolo di uno giovano nomato Barsotto, e avea questo fanciullo una sua madre di xxv anni bellissima nomata monna Moccina, la quale com’è usanza de’ lavoratori d’andare all’orazioni, col marito e talora sola il dì delle feste visitava la chiesa dove prete Pasquino dimorava.

E veduto prete Pasquino monna Moccina più volte, venendoli voglia d’aver a fare con essoseco, e veduto se con lei parlar potesse senza compagnia e mai non li venne fatto — per niuno modo non si sarè’ col prete fermata a parlare — , prete Pasquino, che non può il suo mal pensieri mettere in efetto, pensò con alcun motto toccarla, e più volte per certo modo di motti la pungea.